Cronaca

Un boss, due mandamenti: i confini e ‘Ciccio’ di Porta Nuova

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11 Febbraio 2021, 06:13

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PALERMO – Giulio Caporrimo si vantava del suo potere mafioso e mentre parlava con un giovane interlocutore svelava i nomi forti nel mandamento di Porta Nuova.

In alcuni casi dal boss di San Lorenzo sono arrivate conferme per i carabinieri del Nucleo investigativo di Palermo. In altri, invece, Caporrimo ha finito per tracciare nuove piste che portano a personaggi non ancora identificati nello scacchiere mafioso.

Il potente Caporrimo, che si lasciava andare a degli interminabili monologhi e si confidava spesso con un amica, amava chiacchierare anche con il ventenne nipote di un uomo d’onore di Capaci. Gli raccontava di quando sotto la sua guida, fra il 2010 e il 2011, aveva unificato i mandamenti di Resuttana e San Lorenzo. Era stato l’unico a farlo.

Nella parole di Caporrimo c’era la spiegazione della suddivisione territoriale: “… via Sciuti, angolo via venti settembre in fondo siamo (appartiene) no a noi altri a Resuttana… è stata uguale quando l’ho avuta in mano io… solo io ho comandato due mandamenti… ma i mandamenti sono separati … ora sono separati… dieci anni fa li ho avuti tutti e due io. Resuttana non ha niente? Resuttana per due volte di San Lorenzo è… (Arenella) sempre è stata sotto il mandamento di Resuttana… il porto… via Libertà, via Notarbartolo, via Sciuti… dopo scendi per la via Libertà, arriva al Politeama, sali per via Castelbuono, la prima traversa via XX Settembre e chiude qua e vai in fondo… Resuttana… San Lorenzo non c’entra proprio… San Lorenzo è tratto… stadio… da un lato, dall’altro lato al Metropolitan, meglio di me non lo può sapere nessuno”.

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Poi raccontava che il mandamento di Porta Nuova era diretto dai componenti delle famiglie Di Giovanni e Lo Presti. I primi avevano ereditato lo scettro del comando quando i secondi erano finiti in carcere: “Gregorio (Gregorio Di Giovanni, uno dei boss della nuova cupola, ndr) è un bravo ragazzo…

Quindi, un tratto di difficile comprensione: “… perché con Ciccio… il processo di dichiarante… non è mai successo nella storia… otto anni fa lo hanno accusato un dichiarante… Masino… (Tommaso Di Giovanni, fratello di Gregorio, ndr) vedi che all’appuntamento con me nella riunione… nella riunione provinciale era a Pensabene, no?”. Nel 2011 Caporrimo convocò al maneggio Villa Pensabene, alle spalle del velodromo dello Zen, gli stati generali della mafia di allora.

C’era pure il capo mandamento di Santa Maria di Gesù, Giuseppe Calascibetta, che sarebbe stato crivellato di colpi poco dopo in uno dei delitti irrisolti degli ultimi anni: “… minchia mi fa Calascibetta se lo accusano… accusa… ma vedi che sono sbirri stai attento che questi sono sbirri… li avete fatti diventare sbirri voi… ma Masino non ne capisce una minchia… della nostra cosa ‘reuccio’ (è il soprannome di Gregorio Di Giovanni, ndr) sì, suo fratello no… ma loro comandano per me. Di Giovanni perché sono mancati i Lo Presti… Tommaso… il pacchione… e Ciccio era sotto di suo padre… suo padre era… dentro da noi, perciò la guerra l’hanno attaccata verso di noi…”.

Chi è “Ciccio”? Uno dei volti ancora da identificare della nuova mafia palermitana.

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11 Febbraio 2021, 06:13

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