GELA (CALTANISSETTA) – Una vera e propria agenzia criminale autonoma, quella sgominata dalla Polizia di Gela e dalla Mobile di Caltanissetta nell’ambito dell’operazione Villaggio Aldisio. Gli inquirenti non hanno dubbi sul fatto che “gli undici arrestati fossero patiti per le armi, esaltati dal loro uso”, come ha detto il dirigente della Squadra Mobile nissena Marzia Giustolisi. “Lo dimostrano – ha continuato – le numerose foto che gli arrestati, tutti utenti della rete, pubblicavano sui profilo facebook imbracciando fucili con spavalderia e spirito di sfida”.
E’ proprio grazie ad internet che gli inquirenti sono riusciti a riconoscere il luogo dove il gruppo si addestrava con le armi in quanto ero lo stesso dove si erano fotografati in occasione di una scampagnata. Dalle intercettazioni degli investigatori è emerso quanto “il gruppo fosse unito”, ha riferito Gaetano Cravana, primo dirigente del Commissariato di polizia di Gela. “In un’occasione abbiamo registrato una conversazione in cui uno degli arrestati ribadiva all’amico che le armi fossero a disposizione di tutti, perché tutti ne erano proprietari”.
“Il gruppo si incontrava costantemente in un noto bar della città dove gli arrestati si scambiavano idee e opinioni su come e quando agire”, ha spiegato Giuseppe Pontecorvo, commissario di polizia di Gela. “Volevano dominare il territorio – ha detto Lucia Lotti, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Gela – l’organizzazione agiva in maniera coesa e unita. Spesse volte per dimostrare l’arroganza e la spavalderia con cui volevano imporsi a Gela, provocavano risse per sfidare la polizia che, come emerge dalle intercettazioni, hanno più volte minacciato”. Gli inquirenti non escludono che il gruppo possa avere avuto parte ai tanti reati commessi a Gela negli ultimi tempi con l’uso delle armi tra cui rapine e danneggiamenti.