L’autopsia, alla fine, ha emesso il suo responso: il cardiochirurgo Carlo Marcelletti, morto alcuni giorni fa, è deceduto per un’insufficienza cardiorespiratoria determinata, con molta probabilità, dall’assunzione di un farmaco, detto “la digitale”, impiegato per stabilizzare il ritmo cardiaco. Questo è, dunque, l’epilogo delle analisi autoptiche svolte oggi all’Istituto di Medicina Legale dell’Università La Sapienza a Roma. La presenza e l’esatta percentuale di farmaco presente nell’organismo del medico sarà accertata con maggior precisione tra una decina di giorni, quando saranno svolti ulteriori esami tossicologici sui tessuti prelevati.
Assunta in dosi massicce, la “digitale” può causare crisi cardiache. Un fenomeno certamente considerato da Carlo Marcelletti. In queste ore e nei prossimi giorni, dunque, gli inquirenti stanno cercando di capire se il professore abbia preso consapevolmente una dose massiccia di farmaco oppure, in preda a una crisi di fibrillazione, l’abbia ingerita come terapia. Intanto la salma di Marcelletti è stata restituita alla famiglia che ha chiesto il silenzio stampa.