CATANIA – Alla fine la requisitoria del pm è stata rinviata al prossimo 7 aprile. Sarà in quella data che i magistrati Marco Bisogni, Raffaela Vinciguerra e Santo Di Stefano chiederanno al gup Marina Rizza il rinvio a giudizio dei due ex rettori Francesco Basile e Giacomo Pignataro e degli altri 7 docenti (Giuseppe Barone, Michela Maria Bernadetta Cavallaro, Filippo Drago, Giovanni Gallo, Carmelo Giovanni Monaco, Roberto Pennisi e Giuseppe Sessa) imputati nell’ambito del processo frutto dell’inchiesta Università Bandita. E inoltre affronteranno la posizione dell’ex pro-rettore Giancarlo Magnano di San Lio che ha deciso di essere giudicato con il rito abbreviato.
L’udienza, che si è svolta oggi pomeriggio, è stata infatti interamente dedicata alle dichiarazioni spontanee di Francesco Basile, difeso dal professore Angelo Pennisi e dall’avvocato Attilio Floresta. Il professore ha parlato per oltre novanta minuti evidenziando le sue condotte che “si sono sempre svolte nell’interesse dell’Ateneo”. Basile ha detto con forza a di non aver creato “alcuna associazione” e che le “procedure di chiamata” sono state sempre finalizzate allo sviluppo dell’Università. L’ex rettore ha ribadito alla giudice che la sua elezione è stata frutto di un ampia convergenza e che durante il suo ruolo ha sempre dialogato con tutti i docenti e i capi dipartimento, non sono con i nomi coinvolti nell’indagine.
Anche il professore Giovanni Gallo ha deciso di fare dichiarazioni spontanee. L’imputato, difeso dall’avvocato Goffredo D’Antona, non solo ha respinto l’accusa di far parte di un’associazione, ma anche evidenziato che tra lui e Basile “i rapporti non erano idilliaci”. A supporto di queste affermazioni ha portato al giudice due esempi. Il primo è il mancato sostegno del rettore all’attivazione di un corso di laurea. Il secondo invece è collegato all’istituzione del tavolo delle pari opportunità. Ad un certo punto si era posto il problema che l’organismo non potesse essere composto da sole donne. Basile allora aveva invitato i docenti dell’Ateneo a manifestare il loro interesse a far parte del “tavolo”. Gallo, vista la sua appartenenza alla comunità Lgbt, ha immediatamente risposto all’invito. Ma anche in questo caso non ha ricevuto risposta. Oltre questo il prof ha evidenziato che la sua scelta di dimettersi dall’incarico di capo dipartimento (ha inviato una pec di domenica, ndr) non era legata alla sua posizione processo ma era semplicemente collegata al fatto di non provocare blocchi alla didattica.
Il gup ha già programmato altre due udienze per le difese: il 7 e 20 maggio.