PALERMO – Detto addio al sontuoso teatro Massimo, l’università di Palermo ha deciso di inaugurare il nuovo anno accademico 2017/2018 all’interno del proprio campus, celebrando la cerimonia di apertura nell’aula magna della scuola Politecnica. Il filo conduttore della partecipatissima inaugurazione è stato il tema dell’energia che anima l’ateneo, sia in senso metaforico, rappresentata da docenti e studenti, sia in senso pratico con la presentazione, seguita alla cerimonia in aula magna, di un vero e proprio generatore di energia elettrica, il “Motore Stirling”, un sintetizzatore che trasforma l’energia solare in forza meccanica. “Molto probabilmente con questa tecnologia riusciremo ad alimentare un intero dipartimento – ha detto entusiasta il rettore dell’Università di Palermo Fabrizio Micari”.
Presenti alla cerimonia di apertura l’intero corpo docenti, presidi, prorettori, studenti, alti rappresentanti delle forze dell’ordine. In prima fila anche l’assessore regionale alla Formazione, ed ex rettore, Roberto Lagalla, l’assessore comunale al Personale Gaspare Nicotri e il deputato regionale pentastellato Giancarlo Cancelleri. Rientrato pienamente nel ruolo di reggente dell’Ateneo palermitano, dopo la breve esperienza politica per la tentata conquista di Palazzo D’Orleans, Fabrizio Micari ha aperto l’inaugurazione con un lungo intervento dove ha voluto evidenziare i punti di forza dell’istituzione che rappresenta: “L’Agenzia di valutazione del sistema universitario ha giudicato positivamente la nostra università attraverso il rapporto che ha stilato dopo la visita dei suoi delegati”. Visita che ha investito i dodici corsi di laurea e i tre dipartimenti che hanno ottenuto l’accreditamento per i prossimi cinque anni.
“Nel 2017 si è arrestato il declino dei finanziamenti ministeriali, che quest’anno ammontano a circa 194 milioni di euro – ha sottolineato Micari – grazie a questa inversione di marcia l’ateneo ha potuto approvare un importante programma triennale delle risorse e investire per l’assunzione di nuovo personale”.
Insomma, contributi pubblici che per il numero uno di viale delle Scienze contribuiranno anche al miglioramento della qualità dei 125 corsi di laurea, tra triennali e magistrali, ma soprattutto un miglioramento globale del servizio culturale reso ai 42 mila studenti che popolano l’università di Palermo e i millecinquecento docenti che vi insegnano.
Insomma,per Micari e il direttore generale Antonio Romeo è un’energia potente quella da investire per continuare a migliorare: “Se da un lato siamo soddisfatti perché siamo anche riusciti a rimodulare a ribasso la tassazione per oltre 18mila studenti – ha continuato il rettore – abbiamo rilanciato il sistema museale e il Policlinico universitario è stato riconosciuto come polo di eccellenza sanitaria in grado di assistere una popolazione di più di 2milioni di abitanti, dall’altro però non possiamo che essere delusi dal punto di vista delle prospettive lavorative che attendono i nostri ragazzi dopo la laurea”. I numeri inquadrerebbero una situazione gravissima: nel 2016 ben 36mila giovani avrebbero lasciato la Sicilia per motivi professionali. A lasciare l’Isola ormai solo ragazzi fa i 25 e i 34 anni con titoli di studio elevati. “Lancio ancora una volta un sentito appello alla politica e al mondo delle imprese – ha concluso Micari – affinché l’energia acquisita con la formazione universitaria non sia dispersa ma correttamente incanalata anche nel nostro territorio per migliorare il contesto sociale ed economico della Sicilia”.
Da programma ha fatto il suo intervento anche un rappresentante del personale tecnico amministrativo, Giuseppe D’Anna, che non ha potuto evitare di sottolineare le condizioni di precarietà in cui lavora da tanti anni parte del personale UniPa: “Da circa 10 anni tanti sono in attesa del rinnovo contrattuale con evidenti e negative ricadute di natura economica che non fa intravedere un futuro roseo”. E hanno avuto il loro momento nel corso dell’inaugurazione anche gli studenti con l’intervento, certamente il più critico, del rappresentante Vincenzo Calarca: “Mi sarebbe piaciuto parlare del tempismo con cui è stata avviata quella che mi piace definire rivincita del sistema universitario italiano, ma come sapete la situazione è ben diversa. Nessun governo, regionale o nazionale ha voluto invertire la rotta, e allora forse è l’Università a dover intervenire per assolvere ad una grande missione, quella di salvare questa terra. Noi – ha aggiunto lo studente – siamo pronti a mettere in gioco la nostra intelligenza e la nostra passione e sottrarci alla disillusione nei confronti anche della politica per cambiare un’Italia che non ci piace perché non investe sui giovani e sul merito”.

