Stalking, Pm Scavo: "Errore non alzare pena minima a 2 anni"

Vanessa uccisa dall’ex scarcerato: “L’intoppo della legge”

Le parole della procuratrice aggiunta, in prima linea nella lotta ai reati contro le donne.
VIOLENZA DI GENERE
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CATANIA – La morte di Vanessa Zappalà e gli interrogativi sulla sufficienza delle norme. La procuratrice aggiunta Marisa Scavo, in prima linea nella lotta ai reati contro le donne, in una intervista pubblicata dal quotidiano La Sicilia, interviene sull’argomento.

Le parole della procuratrice

CATANIA – Nella lotta agli stalker “normativamente dei progressi sono stati fatti anche se ancora la legge va perfezionata, per esempio, non hanno previsto l’aumento di pena minimo a due anni per il reato di stalking, cosa che ci impedisce di effettuare il fermo” ed “è un limite enorme” – afferma Marisa Scavo, che si sta occupando anche del femminicidio di Aci Trezza.

Il brutale femminicidio

Sull’uccisione di Vanessa Zappalà, 26 anni, assassinata con sette colpi di pistola alla testa dal suo ex fidanzato, Antonino Sciuto, di 38 anni, la Scavo sottolinea che “noi abbiamo fatto di tutto per quanto riguarda l’attività d’indagine, abbiamo chiesto la misura cautelare, è stato agli arresti domiciliari, aveva il divieto di avvicinamento”. “È chiaro – osserva – che il gip quando poi riceve una richiesta del pubblico ministero è autonomo nella sua valutazione”.

“In Sicilia non esistono centri di recupero”

“L’intoppo – spiega la Pm – è che per questi soggetti nel momento in cui vengono denunciati si deve attivare un meccanismo che li metta in cura presso dei centri di recupero che in Sicilia, purtroppo, non esistono assolutamente. La misura cautelare, io lo ripeto sempre, è temporanea, ha un inizio e una fine e non può essere risolutiva”. “Non posso dimenticare – ricorda Marisa Scavo – tantissimi anni fa, un tizio che era stato condannato per stalking e aveva scontato la sua pena dall’inizio alla fine. Appena uscito dal carcere la prima cosa che ha fatto è stata recarsi di mattina presto davanti al cancello della fabbrica dove lavorava la sua ex per accoltellarla. Per questo dico che è importante il lavoro di recupero”.

La denuncia resta l’arma principale

Così come, ribadisce, è “importante denunciare”. “Abbiamo un protocollo di indagine e un protocollo di linee guida per la polizia giudiziaria che – sottolinea – applicato nel corso di questi lunghi anni, ha salvato tante potenziali vittime. Poi quello che raccomando alle vittime è di non avere mai incontri “chiarificatori” con i loro carnefici perché tante volte loro agiscono sul senso di colpa delle donne. La vittima ci casca – avverte Marisa Scavo – e consente quell’ultimo incontro “per spiegare” che spesso si trasforma in un incontro mortale”. (Fonte ANSA).


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