PALERMO – La sentenza è diventata definitiva. Don Vincenzo Esposito è stato condannato a cinque anni per induzione alla prostituzione minorile. Lo hanno condotto in carcere (si trovava ai domiciliari) dopo che la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della difesa. I legali stanno valutando se rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell’uomo perché al sacerdote non sarebbe stato garantito un equo processo.
Originario di Caltavuturo, in provincia di Palermo, e parroco a San Feliciano Magione in Umbria, Esposito fu intercettato dai carabinieri della compagnia di Termini Imerese mentre effettuava delle videochiamate hard con quattro ragazzini di 16 e 17 anni. In cambio dava loro dei soldi, tramite ricariche telefoniche o Postpay. Piccole cifre comprese fra 10 e 30 euro, utilizzati per andare a mangiare la pizza con gli amici o recarsi dal barbiere.
Esposito, il cui fine pena è previsto nel 2026, dovrà risarcire i familiari dei ragazzini, parte civile con l’assistenza degli avvocati Francesco Paolo Sanfilippo, Giuseppe Canzone e Caterina Intile.
Una parentesi nel contesto di “una stimata missione pastorale” che non configurava il reato di prostituzione minorile. Così si era difeso il sacerdote sostenendo di non avere chiesto ai minorenni di effettuare le videochiamate. Sarebbe stata una iniziativa dei ragazzini. Esposito si limitava a guardare gli adolescenti in atteggiamenti intimi, prima di servire messa o celebrare un funerale.