PALERMO – È una squallida storia di ricatti e pressioni, di un sacerdote che non si prende cura delle anime ma le plagia per soddisfare le proprie pulsioni sessuali, di ragazzini che subiscono il ricatto, ma che volte lo assecondano per soldi.
Una storia che culmina con l’arresto di un prete siciliano che esercita il suo ministero in Umbria, a San Feliciano, in provincia di Perugia, e di una madre che ha indotto il figlio a prostituirsi.
“Padre Vincè” contattava con cadenza quasi giornaliera i ragazzini. Usava WhatsApp o Messenger per le videochiamate. Chiedeva alle vittime di compiere atti di autoerotismo. In cambio delle prestazioni sessuali eseguiva delle ricariche telefoniche o su carte prepagate Postepay.
I ragazzini hanno 16 e 17 anni, almeno quelli che sono stati finora identificati. Potrebbero essercene altri. Il 21 aprile scorso si capisce che il sacerdote, tramite un ragazzo con cui è già in confidenza, progetta di adescare un altro minorenne. “Te lo prometto che ti scrivo io”, diceva il minorenne. E il sacerdote cercava di capire se “lui ha detto che era d’accordo giusto?”.
Era d’accordo, ma ad un condizione: “La ricompensa? Io ti ho messo 30 euro va bene?”, diceva il sacerdote. Altri soldi li aveva sborsati per “un amico di cui non ho visto nulla sappilo perché non si vedeva… non è che posso spendere 100 al giorno giusto caro?”.
Una volta un ragazzo lo chiamo perché “sono senza una lira”. Aveva preparato un video “e questa volta si sentono i respiri”. Di tutti i passaggi di denaro c’è traccia nei registri di una tabaccheria umbra.
Ci sono frasi esplicite, alcune rimandano al progetto di vedersi di persona e non di limitarsi alle videochiamate: “A me piacerebbe fare l’amore con te e con lui insieme che non l’ho fatto mai in tre gioia mia…”. Succedeva che il sacerdote non fosse disponibile perché “che vuoi faccio il prete pure capiscimi arrivano tanti tipi di telefonate gioia devi capirlo questo… non è vero che mi ami birbante…”.
La madre di un ragazzino sapeva tutto e ora è ai domiciliari per induzione alle prostituzione: “… sto video lo mandi al prete e gli dici mio padre mi ha buttato fuori ora come devo fare io mi devi mandare i soldi per il biglietto con 20 euro non arrivo neanche a Messina gli dici”. Un’altra volta lei stessa dettò il codice fiscale del figlio al sacerdote per la ricarica.
Le intercettazioni dei carabinieri di Termini Imerese hanno registrato un dialogo in cui emerge che a subire il ricatto fu il sacerdote: “Manda 100 euro perché io la sto andando a denunziare questa chiamata, ora la vado a denunciare, io sono minorenne lei mi ricatta”.