PALERMO – Alla fine la polveriera Villa Sofia è esplosa. Dopo mesi di denunce e contro denunce. Di veleni e sospetti. Quattro persone hanno ricevuto l’avviso di garanzia. Sono il commissario Giacomo Sampieri, il direttore sanitario Maria Concetta Martorana, Damiano Mazzarese, primario del reparto di Anestesia e Rianimazione, nonché capo dipartimento delle Chirurgie. E c’è pure il primario di Chirurgia plastica, Matteo Tutino. Che, però, nega tutto: “Non ho ricevuto alcun avviso di garanzia, né oggi né nei giorni scorsi”. Nega e rilancia: “Magari domani riceverò una pallottola perché ho dato fastidio a Villa Sofia con le mie denunce contro gli sprechi e le truffe”. L’avviso di garanzia in realtà lo avrebbe ricevuto da tempo. Circostanza che sposta indietro forse di mesi l’avvio dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dal sostituto Luca Battinieri. Gli avvisi notificati ora sono stati necessari per le operazioni di sequestro che sono andate avanti per tutto il giorno fino a tarda serata.
Alla fine, dunque, la polveriera Villa Sofia è esplosa. Che la Procura della Repubblica stesse cercando di scoperchiare il pentolone dell’ospedale palermitano era faccenda nota. Oggi, però, l’intervento dei carabinieri del Nas è stato plateale. I militari del Nucleo antisofisticazione hanno copiato le memoria dei computer della direzione generale e di quella sanitaria. Hanno scaricato le e mail in entrata e in uscita. Hanno fotocopiato i registri operatori del reparto diretto dal Tutino. Una nomina, la sua, accompagnata già sul nascere dalle polemiche. I magistrati cercano conferme ai reati ipotizzati e cioè peculato, abuso in atti d’ufficio e truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale. “Si tratta di un avviso di garanzia necessario per acquisire della documentazione”, replica Sampieri. Mazzarese, invece, si dice “sereno e tranquillo per il mio operato. Ho consegnato tutto ciò che mi è stato richiesto”. E nel suo caso si tratta dei registri della sala operatoria. Evidentemente c’è qualcosa che non quadra nella gestione e nel tipo degli interventi eseguiti. All’attività in sala operatoria e all’utilizzo di attrezzature e materiali si legherebbero le ipotesi di truffa e peculato. Preferisce non replicare, invece, la dottoressa Martorana.
La documentazione riguarda, dunque, la gestione della Chirurgia plastica, a cominciare dalla nomina del primario. Sotto sequestro, infatti, sarebbero finiti tutti gli atti che hanno portato alla scelta di Tutino: dalle pratiche del concorso a quelle per il trasferimento di Tutino, disposto in comando da Caltanissetta all’ospedale palermitano. Uno dei maggiori temi di scontro degli ultimi mesi è stato certamente l’arrivo di Tutino a Villa Sofia, voluto dal commissario Sampieri. Una scelta sempre rivendicata con forza dai vertici aziendali per le “qualità del chirurgo”, ma contestata, nella forma e nella sostanza, dai medici che a Villa Sofia ci lavorano da tempo. Ed eccoli i passaggi che non convincono. Il 28 giugno 2013 l’assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino, aveva ricordato ai commissari straordinari delle aziende sanitarie e ospedaliere siciliane che bisognava applicare il cosiddetto decreto Balduzzi che sospendeva tutti i concorsi nella Sanità pubblica. Il 12 settembre, però, Sampieri conferiva l’incarico a Tutino. A Livesicilia il manager dichiarò che Tutino era il medico “con il curriculum migliore”.
Giudizio che si legge anche nella lettera per il conferimento dell’incarico. Dopo avere ricordato il percorso di studi del chirurgo, Sampieri concludeva che “le doti e le capacità professionali dimostrate e le qualificate esperienze curriculari in riferimento all’incarico consentono di individuare il dottore Tutino quale dirigente della struttura complessa di Chirurgia plastica”. E partirono i ricorsi degli esclusi dal concorso a cui parteciparono anche Dario Sajeva, Francesco Mazzola, Maria Antonietta Inzerillo e Roberto Pirrello. Secondo loro, Tutino non meritava quel posto. Il riferimento era alla valutazione della Commissione di Villa Sofia incaricata di giudicare i curricula e i colloqui degli aspiranti primari. Tutti furono dichiarati idonei. I giudizi su Sajeva e Pirrello spiccavano, però, su quelli degli altri. Si parlava di “notevoli esperienze in centri altamente qualificati” e “completa padronanza degli aspetti clinici”. Su Tutino, oltre “all’esperienza in centri altamente qualificati”, del suo curriculum veniva sottolineato: “Negli ultimi anni casistica chirurgica prevalentemente in ambito estetico”.
Nel giudizio sul colloquio la Commissione aggiungeva: “Conoscenza degli argomenti clinici trattati senza approfondimento completo degli indirizzi terapeutici, orientamento sugli aspetti gestionali”. Giudizio che, secondo gli esclusi, avrebbe dovuto piazzare Tutino almeno dietro ad altri due candidati. Da qui il sospetto che spingere la sua nomina ci fosse lo zampino della politica (Tutino non hai mai nascosto la sua amicizia con il governatore Rosario Crocetta ndr). Sampieri respinse le accuse al mittente e disse che i candidati idonei al concorso erano stati scelti nel 2012, quando lui a Palermo non era neppure arrivato. Così come non si era ancora insediato all’Asp di Caltanissetta quando Tutino vi arrivò dal Policlinico di Palermo.
A proposito del Policlinico. Esisteva un fascicolo, datato 29 novembre 2012, in cui gli allora vertici dell’ospedale universitario contestavano a Tutino di avere svolto attività professionale retribuita all’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta nonostante fosse in servizio a Palermo. In particolare l’attenzione si concentrò su alcuni interventi chirurgici. Allora come oggi sono questi che interessano i carabinieri, più delle vicende legate alla nomina a primario.
A completare il quadro da polveriera il fatto che nei mesi scorsi Tutino ha denunciato intimidazioni (oggi c’è una vigilanza dietro la sua porta), furti in reparto, prestazioni gonfiate e sprechi nelle forniture. Alcuni medici, a cominciare da Mazzola (che è finito pure lui sotto inchiesta per la vicenda degli interventi estetici eseguiti nel centro non autorizzato Ippocrate), avevano invece protestato per la disorganizzazione del reparto gestito sotto l’egida Tutino e la perdita di prestazioni. Il 27 marzo prossimo di tutto questo, avvisi di garanzia inclusi, si discuterà con i sindacati convocati dalla direzione generale. All’ordine del giorno pure la nota del Coordinamento italiano medico ospedaliero che ipotizza comportamenti antisindacali. Il riferimento è alla decisione di togliere alcuni locali al Trauma center per assegnarli alla Chirurgia plastica e alla nascente Banca del seme e dei tessuti. I militari del Nas oggi sono stati in visita anche al Trauma center.