PALERMO – L’inchiesta è chiusa. La Procura di Palermo sta per chiedere il rinvio a giudizio. Rischiano il processo gli uomini accusati di avere rimesso in piedi la famiglia mafiosa di Villabate, ripartendo dalle macerie lasciate dal pentimento del capo Francesco Colletti. Quest’ultimo partecipò alla riunione della cupola del 2018, ma poi scelse di collaborare con la giustizia.
Nei mesi scorsi i carabinieri hanno tracciato il ritorno al potere di Francesco Terranova. In carcere finì anche Salvatore Lauricella, figlio di Antonino, il boss del rione Kalsa di Palermo, oggi libero per fine pena, che prima di essere arrestato si diede alla latitanza. Ed è anche fratello di Mauro Lauricella, condannato per l’estorsione commessa per conto dell’ex calciatore del Palermo Fabrizio Miccoli.
Gli altri tre indagati che rischiano il processo sono Giovanni La Rosa, Vito Traina e Antonino Ciaramitaro, titolare del negozio di abbigliamento “Tony’s” di piazza Giulio Cesare a Villabate. A quest’ultimo, che è accusato di estorsione aggravata, su richiesta degli avvocati Jimmy D’Azzò e Paolo Grillo, sono stati concessi gli arresti domiciliari. Si sono ormai affievolite le esigenze cautelari.
Secondo il procuratore aggiunto Paolo Guido ed i sostituti Francesca Mazzocco e Gaspare Spedale, il commerciante sarebbe coinvolto nell’estorsione ai danni del titolare di un centro di smistamento che lavora per Dhl.
La gestione dell’estorsione aveva provocato frizioni tra Terranova e Lauricella. Lauricella si era mostrato troppo irruente nei confronti dell’imprenditore, provocando la reazione di Terranova: “… è pericoloso mandamelo appena lo acchiappi”, diceva a Vito Traina.