PALERMO – Dopo il frastuono, è necessario fare chiarezza. Le dimissioni di Maurizio Zamparini dalla carica di presidente del Palermo scuotono l’ambiente rosanero, in spasmodica attesa di comprendere cosa accadrà nelle prossime settimane sul fronte societario, mentre la squadra guidata da Diego Lopez tenterà di portare a termine una difficile rincorsa salvezza con sette punti da recuperare all’Empoli nelle ultime 12 giornate di un campionato che, per un motivo o per un altro, ha sin qui riservato numerosi colpi di scena. Dentro e fuori dal campo. Necessario procedere per gradi.
Zamparini non lascerà immediatamente. Come peraltro confermato dallo stesso imprenditore friulano a LiveSiciliaSport (clicca QUI per leggere l’intervista), la rinuncia alla carica di presidente del consiglio di amministrazione non gli nega la possibilità di rimanere all’interno dello stesso Cda. Un passaggio intermedio necessario, sino a quando non verrà definita la cessione dell’intero pacchetto azionario: una sorta di closing, volendo utilizzare il termine divenuto tormentone dell’avvicendamento tra Berlusconi e i nuovi proprietari cinesi ai vertici del Milan.
L’operazione dovrebbe richiedere circa tre mesi, per cui è assai probabile che Zamparini permanga nell’orbita del Palermo sino al termine della stagione. Naturalmente non da plenipotenziario ma con la funzione di assicurare una linea di continuità rispetto alla gestione uscente, mettendo il club rosanero al riparo da una staffetta tanto repentina quanto traumatica. Una richiesta precisa, questa, avanzata dai componenti del fondo, il cui investimento dovrebbe oscillare (condizionale d’obbligo) tra i 150 e i 200 milioni
Il voto di silenzio a cui un personaggio mediaticamente d’impatto come il patron uscente sta facendo ricorso è figlio di un vincolo imposto dagli investitori come conditio sine qua non per concludere il maxi affare che, occorre ricordarlo, coinvolge anche altre attività del gruppo Zamparini. Massimo riserbo sino all’arrivo in città del nuovo presidente, scelto dai membri del fondo e la cui presentazione, fissata entro i prossimi 15 giorni, potrebbe avvenire tra il 6 e 12 marzo, alla vigilia della sfida al “Barbera” con la Roma che costituirebbe l’occasione per il primo contatto con il tifo palermitano da numero uno incaricato.
Iniziano a circolare dettagli e indizi sul nome del possibile referente del fondo: potrebbe trattarsi di Martin Taylor, uomo d’affari inglese classe 1952 già presidente di Barclays Bank. Secondo quanto riporta il Giornale di Sicilia, Taylor recentemente sarebbe stato in Sicilia e lo scorso 12 febbraio avrebbe assistito alla gara tra Palermo e Atalanta, terminata con il successo degli ospiti.
Non sono ragioni di cuore a spingere il gruppo d’affari a investire sul rilancio del club di viale del Fante. I punti cardine dell’operazione Palermo sono la costruzione dello stadio e del centro sportivo, entrambi di proprietà, requisiti necessari per produrre utili e puntare su una competitiva diffusione del brand. Ecco perché l’attenzione si sposta sulle elezioni amministrative in programma in primavera nel capoluogo: i rapporti con la futura giunta comunale potrebbero essere una discriminante da tenere in considerazione. Il movimento di rivoluzione rosanero è partito, astenersi perditempo e dietrofront.