05 Marzo 2021, 06:16
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PALERMO – Il lockdown rischia di costare caro al comune di Palermo. La società Panormus 2000, cioè quella che ha costruito il parcheggio sotto al Tribunale in cambio della gestione delle zone blu di una parte della città, ha infatti chiesto un risarcimento danni per la sospensione dei parcheggi a pagamento decisa dall’amministrazione Orlando da marzo ad agosto del 2020 causa Covid. Una scelta che Palazzo delle Aquile aveva preso all’inizio dell’esplosione della pandemia nazionale e che aveva riguardato sia la Zona a traffico limitato che le strisce blu.
Ma lo stop al pagamento dei parcheggi è durato praticamente tutta l’estate, arrivando fino ad agosto: una decisione che ha fatto diminuire gli introiti della Panormus che, dopo aver tentato di chiedere un risarcimento al Comune di 425 mila euro, di fronte al rifiuto dell’amministrazione ha deciso di ricorrere alle vie legali. La società contesta la scelta di sospendere le zone blu ben oltre la fine della prima fase dell’emergenza e di non aver accettato di rideterminare gli equilibri economici che, è bene ricordarlo, sono stati fissati da una convenzione per coprire le spese di costruzione del parcheggio di piazza Vittorio Emanuele Orlando. Non è un caso che, mentre per la Ztl la sospensione è stata rinnovata a fine 2020 durando fino al febbraio di quest’anno, le zone blu non sono state più intaccate: a piazza Pretoria sapevano dell’iniziativa della società e hanno voluto evitare di peggiorare le cose. Mercoledì si è tenuta una riunione fra i tecnici della Mobilità e l’Avvocatura proprio per preparare la difesa e quantificare l’eventuale danno.
I guai per il Comune però non sono finiti. Perché se la vicenda giudiziaria relativa al lockdown è appena agli inizi, ce n’è un’altra (sempre promossa dalla Panormus) che invece è alle battute finali e che potrebbe costare fino a quattro milioni di euro. Si tratta del contenzioso relativo alla possibilità concessa dal Comune ai diversamente abili di parcheggiare gratis nelle zone blu: la società aveva chiesto di rivedere le condizioni economiche dell’accordo, ma l’amministrazione ha rifiutato e così la vicenda è finita al Tar che ha dato torto al Comune ma non ha fissato l’ammontare del risarcimento. E visto che le parti non sono arrivate a un accordo, la società ha promosso un ricorso per ottemperanza: i giudici hanno chiesto al Comune una relazione e poi si determineranno. “La pronuncia del Tar ha esaminato in modo attento e innovativo il rapporto contrattuale fra le parti – dice il legale della Panormus, l’avvocato Alessandro Palmigiano – Auspico che il Comune arrivi a una soluzione conciliativa anziché incorrere in altri giudizi”.
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05 Marzo 2021, 06:16