Il "patto di Milano" |e la combine di Lazio-Lecce - Live Sicilia

Il “patto di Milano” |e la combine di Lazio-Lecce

Sugli spalti di San Siro è avvenuto l'accordo tra i boss dell'organizzazione che gestiva le combine degli incontri dei campionati italiani. Ecco il "patto di Milano". Su Lazio-Lecce, secondo le indagini, sapevano sia giocatori che club.

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(degli inviati Matteo Guidelli e Stefano Rottigni – Ansa). Quando il Principe Milito segna il 3-1 che annienta il Barcellona e consegna la finale di Champions all’Inter, sugli spalti di San Siro si sta giocando un’altra partita. Che finisce con il ‘patto di Milano’: l’accordo tra i boss dell’organizzazione che gestiva le combine degli incontri dei campionati italiani, per ricominciare a ‘lavorare’ dopo gli arresti che hanno eliminato la manovalanza, cioé gli uomini che materialmente consegnavano il denaro ai calciatori corrotti.

IL PATTO DI MILANO. Sono una serie di telefonate raccolte dagli inquirenti ungheresi e girate tramite rogatoria ai colleghi di Cremona a ricostruire l’incontro tra “l’uomo dell’Asia”, il boss singaporiano Eng Tan Seet, il capo di quel che resta del gruppo degli zingari, Hristian Ilievsky, e l’uomo forte degli ungheresi, Zoltan Kenesei. Un incontro che serve a “fare i conti”: cioé a sancire, come scrive il Gip Guido Salvini nell’ordinanza, il passaggio di consegne tra gli zingari e gli ungheresi: “é stato possibile comprendere che il gruppo degli ungheresi aveva rimpiazzato in parte il gruppo degli zingari colpiti dagli arresti in Croazia e si erano riuniti ai capi degli zingari, Ilievsky e Gegic, rimasti privi di manovali”. La riunione durante Inter-Barcellona viene pianificata almeno 4 giorni prima della partita: al telefono Matyas Lazar (uno dei destinatari del provvedimento di Cremona – ndr) parla del prossimo viaggio in Italia e dell’arrivo di Tan Seet. “Ti dico che alla partita di campionato non ci saremo mercoledì al milione per cento – dice al suo interlocutore -. Perché abbiamo un incontro là in Italia, viene con l’aereo quello di là, l’uomo dell’Asia. Il volo è martedì sera. Martedì dobbiamo essere a Milano. Ci ha invitato alla partita Inter-Barcellona e li si faranno i conti. Dopo torniamo”. Anche Kenesei è consapevole dell’importanza dell’incontro tanto da voler evitare ogni contrattempo: “noi stiamo partendo, andiamo – lo intercettano gli inquirenti ungheresi un giorno prima della partita – Vogliamo arrivarci prima, perché non ci siano troppe macchine, code sull’autostrada”. L’ungherese arriva senza problemi, come Tan Seet e Ilievski, che ha una casa nei pressi del lago di Como. Così i tre si godono la partita da un punto d’osservazione niente male: ero “di fronte all’uscita dei giocatori – racconta Kenesei al telefono – sì sì, era un buon posto”. L’accordo è siglato. Il “cerchio è chiuso” scrive il gip Salvini in quanto, 7 mesi dopo, “dagli accertamenti resi possibili dalla rogatoria ungherese” si è arrivati “all’identificazione della persona che il 4 novembre 2010 aveva ricevuto alla Malpensa e all’hotel Sheraton l’uomo di Tan Seet, Cho Beng Huat che, portando certamente una grossa somma di denaro necessaria per la corruzione dei giocatori, era tornato nel suo paese con un trolley più leggero rispetto alla partenza: l’uomo che l’ha ricevuto è stato infatti identificato nel componente del gruppo di Kenesei, Laszlo Strasser”.

LAZIO-LECCE? SAPEVANO GIOCATORI E CLUB – L’asse Singapore-Ungheria sembra funzionare a meraviglia, come racconta Gabor Horvath, uno degli ungheresi finito in carcere nel suo paese nell’ambito di un’inchiesta sulle frodi sportive. Il suo verbale è stato trasmesso alle autorità italiane e comincia così: “vorrei raccontare di una partita di serie A”. Horvath racconta di un giorno di maggio del 2011, quando si trovava a casa del solito Kenesei. “Keno (Kenesei – ndr) ha detto che eravamo arrivati sulla cima. Gli ho chiesto cosa intendesse e lui ha detto che l’organizzazione di cui anche lui faceva parte, sotto la guida del boss (il singaporiano Eng Tan Seet – ndr), aveva manipolato una partita italiana di serie A”. La partita di cui parla è Lazio-Lecce: “l’hanno influenzata”, dice. E poi prosegue: “Borguilya e Schultz (due degli ungheresi arrestati dalla procura di Cremona, ndr) si trovavano in Italia e il loro compito era far arrivare i soldi per corrompere i giocatori del Lecce”, 600mila euro. “La scommessa era che durante la partita avrebbero fatto più di quattro gol. Dopo il primo tempo, se mi ricordo bene, il risultato era 2-2; poi, dopo l’intervallo sono capitati subito un rigore e un’espulsione nella squadra del Lecce. Il rigore è stato segnato e così… il risultato della scommessa era già fatto”. Quella scommessa, secondo il racconto di Horvath, fruttò 2 milioni. Una volta che la partita aveva preso il verso giusto, dice sempre l’ungherese, Kenesei e Tan Seet parlano su Skype con il primo che “ha concordato con il boss che ai giocatori del Lecce avrebbe dovuto portare ancora 100mila euro”. E alla domanda dei magistrati che gli chiedono chi, “esattamente”, hanno corrotto, Horvath risponde: “so che i giocatori di entrambe le squadre sapevano della manipolazione. Anzi, Lazar ha nominato anche capi dei club”. Che, scrive il gip Guido Salvini nell’ordinanza “altri non possono essere che i dirigenti delle squadre coinvolte”.

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