Messina Denaro, giallo a New York| "Le foto segrete in cassaforte" - Live Sicilia

Messina Denaro, giallo a New York| “Le foto segrete in cassaforte”

Matteo Messina Denaro

Un pentito conduce i pm di Palermo a Manhattan. Non si trova un hard disk e spunta un anonimo.

PALERMO – Manhattan, qualche mese fa. I poliziotti newyorkesi entrano in un appartamento sulla Quinta Strada. Ci sono arrivati per conto della Procura di Palermo e su indicazione del collaboratore di giustizia Giuseppe Tuzzolino. Cercano una cassaforte. O meglio, il contenuto della cassaforte: un hard disk con alcune recenti fotografie di Matteo Messina Denaro. Trovano la lussuosa casa e la cassaforte, ma non c’è traccia del dispositivo elettronico. Sparito o non c’è mai stato?

È una balla del collaboratore oppure un nuovo mistero sulla fuga del latitante che sembra un fantasma? Di certo c’è che a raccogliere la confidenza di Tuzzolino sono stati i pubblici ministeri palermitani. La notizia della sua collaborazione è nota dall’aprile 2015. Si sapeva già che nei verbali tirava in ballo politici, burocrati regionali e persino magistrati. Ha parlato degli intrecci fra la mafia e la massoneria. E sostenuto di avere notizie su Matteo Messina Denaro. Le ultime hanno condotto gli investigatori fino a New York, nel lussuoso appartamento che Tuzzolino aveva affittato per cinquemila euro al mese. Circostanza verificata. Lì, così aveva detto, erano nascosti gli scatti che ritrarrebbero il padrino di Castelvetrano. Fotografie scattate non in Italia, ma all’estero. Perché Messina Denaro di Tuzzolino si sarebbe fidato ciecamente, affidandogli commesse e affari in giro per l’Europa.

Nel frattempo, però, l’immobile sulla Quinta Strada è stato occupato da nuovi inquilini. Da qui il dubbio: Tuzzolino è in buona fede o ha alzato il tiro sapendo che il suo racconto non poteva essere verificato?

La sua attendibilità viaggia sulle montagne russe. Fra picchi e crolli. Il suo nome finì coinvolto in un’inchiesta giudiziaria nel 2013. Tuzzolino, di professione architetto, era al centro del malaffare che ruotava attorno al rilascio di una sfilza di concessioni edilizie nel comune di Palma di Montechiaro. Dopo il carcere, il professionista trentacinquenne patteggiò una condanna e iniziò a parlare con i pubblici ministeri agrigentini.

I risconti sono arrivati fino a quando le sue dichiarazioni si sono concentrate su realtà e circostanze locali. Poi, ha alzato il tiro e ha riempito e riempie verbali su verbali. Agrigento, Trapani, Caltanissetta e Palermo: i magistrati delle Procure di mezza Sicilia raccolgono le sue confidenze. E si dividono fra coloro che lo ritengono attendibile e coloro che hanno più di un dubbio. Di certo c’è che, nell’aprile scorso, le forze dell’ordine sono andati a prelevarlo nella sua abitazione per metterlo sotto protezione dopo che lui stesso, per ben due volte, aveva detto “no grazie”. La necessità  di scortarlo coincise con gli interrogatori in cui parlò dei contatti fra Messina Denaro e la massoneria, citando anche i nomi di personaggi che contano.

L’estate scorsa arrivò pure – puntuale ad alimentare il mistero – un anonimo con delle minacce di morte indirizzate a Tuzzolino, al procuratore aggiunto di Palermo, Teresa Principato (che coordina le indagini sulla ricerca del latitante), al procuratore di Trapani, Marcello Viola, e ai finanzieri che avevano raccolto le prime confidenze dell’architetto. Sull’anonimo ci sono indagini in corso, coordinate dai magistrati di Caltanissetta che stanno analizzando ogni centimetro della missiva, magari a caccia di impronte. E a breve ci sarà un confronto con gli stessi magistrati minacciati.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI