Associazione mafiosa ed estorsioni |Alla sbarra boss e gregari del clan - Live Sicilia

Associazione mafiosa ed estorsioni |Alla sbarra boss e gregari del clan

Nel mirino i locali della fascia ionica.

 

operazione kallipolis
di
1 min di lettura

CATANIA. Si aprirà il 9 febbraio prossimo davanti ai giudici della terza sezione penale del tribunale di Catania il processo per Giuseppe Calandrino, Alfio Di Grazia, Valerio Di Stefano, Vito Fazio, Alfio Fresta, Leonardo Fresta, Luciano Liuzzo, Paolo Marino, Carmelo Pietro Olivieri, Francesco Pace e Luca Daniele Zappalà. Tutti sono stati rinviati a giudizio, nell’ambito del procedimento scaturito dall’operazione antimafia denominata Kallipolis, dal gup Daniela Monaco Crea. Dovranno rispondere, a vario titolo, di associazione mafiosa, detenzione e porto illegale di armi, rapina e spaccio di sostanze stupefacenti.

Il giudice si è pronunciato anche sulle due richieste di abbreviato condizionato di Alfio Patanè ed Alessandro Siligato. Entrambe sono state rigettate. I due imputati hanno quindi optato per l’abbreviato secco. Anche Salvatore Brunetto, Pietro Galasso e Paolo Patanè saranno giudicati con il rito alternativo. Il 5 dicembre il pubblico ministero Giuseppe Sturiale formulerà le richieste di condanna.

 L’INCHIESTA. Avrebbero imposto ai locali della costa ionica i propri uomini come buttafuori, gestendo così di fatto il servizio di sicurezza. Sarebbe uno dei modi, secondo quanto emerso dall’inchiesta Kallipolis, con cui il clan Brunetto avrebbe esercitato il controllo e l’egemonia nel territorio compreso tra Giarre e Giardini Naxos. Tra le attività più fiorenti c’era il traffico di sostanze stupefacenti, soprattutto cocaina e marijuana, che serviva a rimpinguare le casse del sodalizio.

Il clan non disdegnava nemmeno le rapine. Almeno due quelle documentate nel corso delle indagini dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Catania ai danni di autotrasportatori. Tra le accuse anche la detenzione e il porto illegale di armi. Nel 2014 i militari sequestrano a casa di uno degli odierni imputati numerose armi e cartucce. La potenza di fuoco del gruppo è testimoniata anche dalle immagini registrate davanti al quartier generale del clan, una stalla nel centro storico giarrese di proprietà di Carmelo Olivieri, ritenuto al vertice del clan.

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI