Firmato il 41 bis per Leandro Greco| Il nipote del 'papa' al carcere duro - Live Sicilia

Firmato il 41 bis per Leandro Greco| Il nipote del ‘papa’ al carcere duro

Leandro Greco e l'anello del nonno

Da Ciaculli a Spoleto. Faceva parte della nuova cupola di Cosa Nostra.

PALERMO – Nel reparto speciale del carcere di Spoleto riservato ai detenuti al 41 bis c’è un ospite in più. Leandro Greco, giovane capomafia di Ciaculli, da qualche giorno è detenuto al carcere duro. L’applicazione è stata firmata dal ministro della giustizia Alfonso Bonafede.

“U criaturi (il ragazzino)”, come lo chiamava Giovanni Di Giacomo, killer ergastolano del gruppo di fuoco di Pippo Calò, ha raggiunto la tappa conclusiva del suo percorso criminale in attesa di essere giudicato nei processi che lo vedranno imputato.

I baci che lanciò ai parenti, il giorno dell’arresto, davanti alla caserma Carini del comando provinciale dei carabinieri di Palermo, sono gli ultimi senza la barriera di vetro che d’ora in poi lo separerà dai suoi cari durante i colloqui. Ad eccezione fatta degli incontri con i figli e nipoti piccoli. È una delle restrizioni previste dal regime carcerario che tanto spaventa i boss.

Dalla villa Ciaculli alla cella di Spoleto. Leandro Greco ha seguito l’esempio del nonno, quel Michele Greco, il ‘papa’ della mafia, signore incontrastato del mandamento mafioso. Quando il nonno è morto in carcere, nel 2008, il nipote aveva appena 18 anni. Ne ha conservato gelosamente l’anello d’oro che si è dovuto sfilare quando è finito in manette. A Ciaculli, al civico 461 dell’omonima via, Greco viveva nella casa che fu del nonno Michele. A soli 28 anni il giovane Leandro ha partecipato alla riunione della nuova cupola di Cosa Nostra. Ed era, a giudicare dai racconti dei nuovi pentiti, il più intraprendente nonostante sedesse al fianco di boss già navigati come Settimo Mineo e Gregorio Di Giovanni.

Giovane, ma con una mentalità che guardava al passato. Greco aveva in mente il ritorno ai ‘valori’ della vecchia mafia. Francesco Colletti, boss di Viillabate divenuto pentito, diceva che l’invito a partecipare alla riunione della commissione gli era arrivato proprio da Ciaculli.

“Il Padrino sono io” c’era scritto sulla pacchiana etichetta di una bottiglia di vino trovata nella villa di Ciaculli. Ora il padrino è finito al 41 bis.

 


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