Colpo al clan Cappello-Bonaccorsi|Arrestati boss e mogli, 44 in cella - Live Sicilia

Colpo al clan Cappello-Bonaccorsi|Arrestati boss e mogli, 44 in cella

L'operazione della polizia, coordinata da Dda e Servizio Centrale Operativo.
BLITZ CAMALEONTE
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CATANIA – Due intere generazioni sotto chiave. Non sono stati arrestati solo i boss del clan Cappello-Bonaccorsi, storicamente frangia violenta della cosca catanese, ma anche mogli e figli LEGGI I NOMI. È scattata nella notte l’operazione antimafia Camaleonte (GUARDA IL VIDEO) della Polizia che ha totalmente decapitato il sodalizio criminale. In totale sono stati eseguiti 52 provvedimenti, di cui 44 indagati finiti in carcere, 2 in carcere e per 6 l’obbligo di dimora. Due sono all’estero.

GUARDA IL VIDEO. Il blitz

In campo centinaia di poliziotti, con i Reparti Speciali e i Nuclei Investigativi, che stanno svolgendo anche perquisizioni e sequestri. La delicata inchiesta è coordinata dalla Direzione distrettuale Antimafia di Catania e dal Servizio Centrale Operativo. L’inchiesta è durata moltissimo: da gennaio 2017 al gennaio 2019. “Un’indagine pura che dimostra come la Polizia abbia capacità di contrastare le mafie anche senza l’apporto dei collaboratori di giustizia”, ha detto il procuratore Carmelo Zuccaro, nel corso della conferenza stampa.

IL BLITZ. I poliziotti hanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare che ha come primo nome tra gli indagati Mario Strano, ex boss dei Santapaola e transitato circa 12 anni fa tra le file del clan Cappello-Bonaccorsi. In manette anche la moglie e il genero del boss. La cosca è stata completamente decapitata dai vertici ai soldati. Le redini della ‘famiglia mafiosa’, secondo gli investigatori, li detiene il capomafia Turi Cappello, ergastolano e da decenni al 41bis. Come capi operativi, ci sono Sebastiano Balbo, Giovanni Pantellaro e Salvatore Arcidiano. Il gruppo criminale è riuscito – secondo le ricostruzioni della Polizia – a organizzarsi in squadre e in quartieri. A Monte Po la leadership criminale sarebbe stata affidata a Mario Strano.

GUARDA IL VIDEO. Gli incontri

IL GRUPPO DI MARIO STRANO. Il blitz Camaleonte ha smantellato due frange del clan Cappello-Bonaccorsi. La prima (con quartier generale Monte Po) riferibile a Mario Strano, che avrebbe tra i suoi referenti il genero Luigi Scuderi, Goffredo Francesco Treccarichi Scauzzo, Salvatore Culletta, Salvatore Castorina, Alfio Strano. Le accuse agli indagati vanno dall’associazione mafiosa al traffico di droga.

IL GRUPPO DELLA FAMIGLIA BONACCORSI. È finito in carcere anche uno degli ultimi della famiglia Bonaccorsi che erano rimasti a piede libero, si tratta di Simone Bonaccorsi. Inoltre lo zoccolo duro dei boss di ‘sangue’ avrebbero avuto come indagati chiave nomi già protagonisti nell’operazione Tricolore. Questo gruppo ha come referente storico Ignazio Bonaccorsi, da non confondere con il fratello Concetto (oggi pentito), e vede come punti di rifornimento Cristian Lorenzo Monaco e Giuseppe La Placa. Gli indagati sono accusati di mafia e droga.

IL SEQUESTRO. L’operazione ha portato anche al sequestro della società “Sc Logistica Srl che sorge allo Stradale Primosole. Nelle mani dello Stato anche immobili e conti correnti.

LA STORIA DEL CLAN. Il clan Cappello-Bonaccorsi ha il suo quartier generale (storico) al Passareddu, via Poulet a San Cristoforo. Circa tredici anni fa, i ‘Carateddi’ avevano dichiarato guerra ai Santapaola-Ercolano. Una scalata criminale macchiata di sangue e battesimi in carcere con il progetto di formare a Catania una nuova famiglia di Cosa nostra con ‘la benedizione’ dei Lo Piccolo di Palermo. La mente del progetto mafioso è Sebastiano Lo Giudice, il nipote di Ignazio e Concetto Bonaccorsi, i due capi bastone della cosca che a colpi di omicidi e carisma criminale sono riusciti a legare il loro nome a quello di Turi Cappello. Quell’amicizia mafiosa, infatti, è notata dagli investigatori quando il capomafia Cappello è arrestato durante la latitanza a Napoli negli anni 90. E con lui c’è proprio Ignazio. Il fratello Concetto, nel 2017, dopo la cattura in Toscana dove si era rifugiato per non tornare più al carcere di Secondogliano, ha deciso di collaborare con la giustizia. Ed ha trascinato con sé il figlio Salvuccio. Negli anni della guerra armata, con diversi delitti a Catania alla fine del primo decennio del nuovo millennio, le file dei Carateddi si gonfiano di personaggi di peso del clan Santapaola-Ercolano. I fratelli Strano di Monte Po e gli Squillaci, detti Martiddina, di Piano Tavola si presentano alla corte di Iano u carateddu e Orazio Privitera, il ras della piana di Catania. Nel 2008 arriva il blitz Revenge che spazza via ogni ambizione di far diventare i Carateddi il clan più potente di Catania. Scarcerazioni e nuovi affiliati hanno decretato la rinascita del clan Cappello-Bonaccorsi che stavolta ha scelto la strategia di mimetizzarsi e non quella della violenza. Ma è durata molto poco. Stamattina all’alba, la polizia ha inferto il nuovo colpo mortale. LEGGI I NOMI


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