Soldi, droga e armi pronte all'uso Il pentito che fa tremare i boss

Soldi, droga e armi pronte all’uso|Il pentito che fa tremare i boss

Continuano le rivelazioni di Salvatore Giarrizzo.
LA MAFIA DI ADRANO
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CATANIA – Continua a riempire verbali Salvatore Giarrizzo. Un fiume in piena. Mafia, droga, estorsioni e – forse – qualche omicidio rimasto irrisolto. Il pentito – come rivelato dal LiveSicilia – che ha messo in subbuglio Adrano dopo il blitz The King sta raccontando i segreti di quella parte di mondo criminale che nasconde ancora tanti misteri irrisolti. Soprattutto del passato. Anche non troppo lontano. 

I signori della droga

I primi però ad essere nei guai sono gli indagati dell’operazione antidroga che ha fatto chiudere bottega ai signori della droga al servizio di Sebastiano Di Stefano, che in barba agli arresti domiciliari avrebbe creato sotto casa una fiorente piazza di spaccio ad Adrano. E i proventi dello smercio di stupefacenti sarebbe arrivato alla cassa del clan Scalisi. Insomma soldi per ‘mantenere’ la famiglia mafiosa di cui Giarrizzo, dopo il 2017, avrebbe assunto un ruolo di vertice. 

Il gruppo di The King

È molto dettagliato nelle sue rivelazioni sull’organizzazione dedita allo spaccio. “Il gruppo gestito da Di Stefano trattava sia cocaina che erba – racconta il pentito – il guadagno giornaliero medio si a aggirava sui 2000/2500 euro solo per la droga leggera, per tutte e due le sostanze il guadagno medio era di circa 4000 mila euro”. 

Il giro d’affari della droga

Secondo Giarrizzo i turnover d’affari della droga poteva solo essere paragonato a quello di Catania. “La nostra era una piazza molto competitiva e solo a San Giovanni Galermo esiste altra piazza egualmente remunerativa”.

La spartizione dei soldi

Ecco come funzionava la suddivisione dei guadagni illeciti. “I proventi – spiega il collaboratore – venivano portati da Di Stefano a me, io provvedevo a pagare i detenuti e a soddisfare le altre esigenze del clan”.

La contabilità della droga

Quanto costava un soldato dello spaccio? Giarrizzo fa dei propri calcoli da commercialista del clan. “I ragazzi che lavoravano nel gruppo di spaccio guadagnavano sulla differenza di prezzo che si praticava tra il prezzo di acquisto e quello di rivendita e, poiché si vendevano ingenti quantitativi, i guadagni erano notevoli”. Chi lavorava per gli Scalisi non poteva rivolgersi ad altri. “Non potevano comprare da altri soggetti”, spiega ancora il pentito. 

Le armi pronte all’uso

Il gruppo criminale sgominato dalla polizia avrebbe avuto a disposizione diverse armi. Uno dei primi risultati investigativi raggiunti dalle dichiarazioni di Salvatore Giarrizzo è stato il sequestro di un piccolo arsenale. Il collaboratore ha fornito precise indicazioni sulla presenza di alcune armi nell’auto di Giuseppe Gorgone, secondo Giarrizzo componente del sodalizio criminale. “Armi efficienti e pronte all’uso”, annotano gli inquirenti. 

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