La sfida del riciclo: polvere per l'asfalto delle strade dai vecchi pneumatici

La sfida del riciclo: polvere per l’asfalto delle strade dai vecchi pneumatici

Primi esperimenti nel Trapanese, coinvolta anche l'Università di Palermo

 SANTA NINFA (TRAPANI) – Gli pneumatici oramai obsoleti trasformati in polverino da riutilizzare nel ciclo di produzione dell’asfalto. È una delle sfide del progetto ‘Rubberap’, che sta conducendo il Laboratorio di strade, ferrovie e aeroporti del dipartimento di Ingegneria dell’Università di Palermo, in collaborazione con la società consortile ‘Ecopneus’ e che vede come partner l’Universitè Gustave Eiffel, l’azienda trapanese ‘Smacom Srl’ e la start-up innovativa ‘Rub – Lab srl’ (entrambe con sede a Santa Ninfa, in provincia di Trapani) e la ‘DS Asfalti srl’. Proprio a Santa Ninfa si è tenuto il primo test sul campo della ricerca: effettuate delle stese di prova per verificare l’assenza di limitazioni operative durante le fasi di miscelazione, stesa e compattazione. Operai, imprenditori e tecnici di alcuni comuni del Trapanese hanno constatato come la lavorabilità, l’emissione di fumi e la pulizia dei macchinari “risultano addirittura migliorate – dice una nota – rispetto agli asfalti convenzionali”.

Primo test nel Trapanese

“Si tratta di un metodo innovativo per l’Italia – spiega Luciano Spina, a capo della società che lo promuoverà in Sicilia – perché consente il riutilizzo dei vecchi pneumatici in interventi ecosostenibili per le strade”. La società svizzera ‘Tyre recycling solution – Trs’ è un’azienda leader nel settore ed è titolare della licenza del brevetto americano ‘Asphalt Plus’. Già in America, da decenni, gli pneumatici obsoleti vengono resi riciclabili e impiegati nella produzione di asfalto. In Europa questa tecnica è stata impiegata recentemente, soprattutto in Spagna. In Italia le normative ambientali hanno dato l’ok soltanto a novembre scorso. Da qui la collaborazione tra ‘Rub-Lab’, ‘Smacom’ e la ‘DS Asfalti’ con la ‘Trs’. “Per il primo test è stata proprio la società svizzera a fornirci il polverino di gomma riciclata ma l’idea progettuale del nostro startup ‘Rub – Lab’ è quella di chiudere il ciclo di produzione del polverino di gomma di pneumatico ingegnerizzato (Ecr)proprio qui a Santa Ninfa, con l’installazione dell’impianto”, ha detto Spina.​

Il ruolo dell’Università di Palermo

Attualmente in Italia sono stati realizzati poco più di 500 chilometri di strade con ‘asfalto gommato’, ma nessuna con questa tecnologia. “La Ecr – spiega Davide Lo Presti, docente dell’Università di Palermo – viene ingegnerizzata già nell’impianto di riciclo e polverizzazione dello pneumatico, permettendo un innovativo metodo ‘dry’ che non necessita di alcun adattamento degli impianti di asfalto, né di macchinari specifici per la stesa e compattazione”. Gli pneumatici rappresentano una fonte significativa di rifiuti del pianeta: in Italia lo scorso anno sono state 189.569 le tonnellate di pneumatici fuori uso raccolte dalla società consortile ‘Ecopneus’. In Sicilia sono state circa 20.000 le tonnellate raccolte e il 70% sono state trattate presso la ‘Smacom’ di Santa Ninfa. Attualmente il cippato di gomma, derivante dalla frantumazione degli pneumatici, trova mercato come combustibile alternativo per i grossi impianti, soprattutto cementiere. Da Santa Ninfa, una grossa fetta della produzione, viene venduta all’estero. Da qui la nuova sfida per il riciclo e riutilizzo secondo le logiche della circular economy.

Produzione e sostenibilità ambientale

“Con questo tratto di prova a Santa Ninfa è stato possibile dimostrare come in 100 metri di tappetino per strade urbane possono riciclarsi circa 80 pneumatici – spiega ancora Lo Presti –. I costi rimangono competitivi e grazie allo sviluppo di conoscenze dei partner coinvolti si prevedono miglioramenti delle prestazioni della pavimentazione in termini di proprietà meccaniche, possibili ridotte emissioni sonore e prolungato mantenimento delle caratteristiche cromatiche dal momento che la segnaletica orizzontale è maggiormente visibile in quanto il manto resta nero più a lungo”.
(DIRE)

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