“O se ne vanno o ci spariamo” Zen, parla una testimone - Live Sicilia

“O se ne vanno o ci spariamo” Zen, parla una testimone

Il tentato omicidio dello Zen sarebbe stato preceduto da una lite. Ecco la ricostruzione dei pm

PALERMO – “La finisci di insultarlo, quando dici tu la finisci”. Inizia con queste parole la folle giornata dello Zen culminata mercoledì scorso con il tentato omicidio di Giuseppe e Antonino Colombo, padre e figlio.

A riferirle è stata una testimone chiave, una donna che ha deciso di aiutare i poliziotti della squadra mobile che hanno arrestato i fratelli Letterio e Pietro Maranzano e che viene protetta dagli agenti. Sarebbero stati loro a fare fuoco. Lei ha avuto il coraggio di raccontare cosa sarebbe accaduto, mentre altri, secondo l’accusa, hanno negato l’evidenza. Non correva buon sangue fra le due famiglie specie da quando i Maranzano erano venuti a conoscenza che i Colombo speravano che andassero via dal quartiere per i loro metodi violenti.

Fabrizio Colombo, anche lui figlio di Giuseppe, ha negato persino di conoscere i Maranzano e ora rischia l’incriminazione per favoreggiamento nei confronti delle persone che stavano per uccidere i suoi parenti: “Non conosco chi ha sparato. Non ho avuto a che dire con nessuno, non so spiegarmi quello che è successo, non ne ho idea”. Intanto altri membri della famiglia Colombo fanno sapere che la testimone non è una loro parente. Ci tengono a prendere le distanze.

Ecco come sono stati ricostruiti i fatti dai poliziotti e dai pm Amelia Liuse e Eugenio Faletra grazie alla testimonianza della donna. Sta raccontando la verità?

Sono le 10 del mattino. Giuseppe, Antonio e Fabrizio Colombo hanno appena finito di fare colazione al bar. Escono ed incontrano i fratelli Letterio e Pietro Maranzano. Davanti all’ingresso c’è anche una terza persona, Giovanni Cefali. Antonino Colombo gli dà una piccola spallata per scherzo. In cambio riceve uno sguardo che non presagisce nulla di buono. Pietro Maranzano va oltre e offende Antonino Colombo: “… testa di minchia la finisci di insultarlo, quando dici tu la finisci”. Fabrizio Colombo replica: “Ma perché ti stai immischiando se loro hanno sempre scherzato”.

Giuseppe Colombo sale in macchina e si accorge che un’Audi Q3 ha bloccato la macchina di Fabrizio Colombo. Fa inversione di marcia. Cefali colpisce con una testata Fabrizio. Iniziano a darsele di santa ragione. Giuseppe Colombo interviene e li divide. I Maranzano si radunano insieme ad altre decine di persone nel negozio di frutta e verdura del padre. “Questa sera o con le buone o con le cattive i Colombo se ne devono andare dallo Zen altrimenti ci spariamo”.

Quindi sul telefono di Antonino Colombo giunge una telefonata. Qualcuno gli dà un appuntamento. “Vediamo se ce ne fanno andare”, aggiunge Colombo. Ad attendere i Colombo in via Filippo Patti c’è Giovanni Cefali. Quindi arrivano i Maranzano e altre persone a bordo di cinque macchine e diversi scooter. Letterio Maranzano colpisce con una testata Giuseppe sulla fronte. I figli lo soccorrono. Poi i Maranzano iniziano a sparare. Sull’asfalto restano bossoli e ogive di pistole calibro 9×21, 7.65 e calibro 40. L’obiettivo è fallito. I Colombo sono vivi per miracolo e vanno in ospedale. Poco dopo arriva anche Letterio Maranzano. Non vi si è recato per farsi medicare il taglio alla nuca ma, secondo gli investigatori, per intimidire i Colombo con la sua presenza.

Secondo i pm si tratta di una “faida per il controllo del territorio” dai contorni ancora da chiarire. Così come è da chiarire e verificare il racconto della donna-testimone che al momento ritenuta credibile. Stamani i fratelli Maranzano si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al giudice per e indagini preliminari che dovrà decidere se convalidare o meno il fermo.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI