Dottore Massimo Geraci, un anno dopo il vaccino che cosa è cambiato?
“Tutto”.
Un anno e un giorno fa, il dottore Geraci, primario dell’area dell’emergenza all’ospedale ‘Civico’ di Palermo, fu il primo siciliano a vaccinarsi. Lui glissa sull’argomento, perché chissà quante volte gliel’hanno ricordato. Sono giorni impegnativi nei pronto soccorso Covid e non Covid. Prima telefonata alle sei di sera: “Scusi, può richiamare?”. Mezz’ora dopo, dieci minuti di chiacchierata per l’intervista che segue.
Tutto in che senso?
“Ci siamo avvicinati al vaccino, che è stata e resta la nostra salvezza, con delle speranze che sono state massicciamente confermate. Abbiamo tanti contagi e una correlata percentuale di ricoveri e decessi che sarebbe stata stratosferica senza le vaccinazioni, mentre è ancora sotto controllo. E lo dico con il massimo rispetto per la vita umana, sono un medico e non mi fermo mai ai numeri. Ma anche i numeri dicono qualcosa”.
Possiamo sorridere?
“Possiamo affermare che il vaccino ha provocato una riduzione del danno netta e incontrovertibile che è visibile nell’andamento dell’infezione. Non siamo più in lockdown. Siamo ripartiti con le relazioni sociali e con l’economia. E adesso abbiamo meno paura”.
Cos’è il vaccino, in sintesi?
“Una protezione importantissima e un gesto di condivisione. Ci ha permesso di riaprire gli ospedali anche a chi soffre di altre patologie. Qualcuno, magari, ha dimenticato come eravamo messi. Io no”.
Ma gli ospedali, pure in Sicilia, vacillano. Seppure, al momento, reggono.
“C’è, inutile nasconderlo, il timore di un sovraccarico dovuto alle varianti. C’è un po’ di preoccupazione. Ma forse, come dicevo, qualcuno ha dimenticato la tragedia della seconda ondata, con i reparti Covid ovunque e gli altri malati che ne hanno fatto le spese”.
Le varianti, argomento complesso. Che idea ha di Omicron?
“So quello che si sa al momento. Omicron presenta dei profili di contagiosità molto più elevati, ma sembra che la sua letalità e la gravità delle condizioni siano limitate”.
Merito dei vaccini?
“Sì, ma questi sono dati osservati anche in contesti con pochi vaccinati. Naturalmente, siamo all’inizio dell’osservazione e parliamo di ipotesi, non di certezze. Tra qualche settimana ne sapremo di più”.
Tanti contagi possono significare, comunque, molti ricoveri…
“Appunto e bisognerà vedere quale sarà l’impatto sulle strutture dovuto a una circolazione molto più rapida, con gli ospedali che rischiano di riempirsi”.
Quando finirà il Covid, dottore Geraci?
“Non posso saperlo. E non posso sapere nemmeno come finirà, se avvertiremo un passaggio determinato da conclusione della storia, se intendiamo per fine la convivenza il più possibile pacifica con la malattia. Possiamo, senz’altro, augurarci una sempre più crescente gradualità verso un normale stato delle cose”.