CATANIA – Sull’Etna sono gli angeli custodi degli escursionisti, uno dei cuori pulsanti della macchina operativa per l’assistenza e il soccorso in caso di incidenti. Stiamo parlando dei volontari del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, in particolare dei lavoratori autonomi, che si trovano a vivere una dimensione surreale, o meglio – come scrivono nel loro comunicato denunica – “da incubo kafkiano”. Insoma un’altra storia della burocrazia italiana.
Andiamo per ordine: la vicenda riguarda i rimborsi delle giornate lavorative per attività di soccorso. Chi ha un impiego dipendente e fa parte del Corpo Nazionale riceve il rimborso direttamente dall’Inps. La situazione è completamente diversa per chi è libero professionista o ha un lavoro autonomo: per questa categoria la normativa vigente prevede un rimborso di 74 euro lordi. Per formulare l’istanza i volontari – secondo un nuova normativa dell’Agenzia delle Entrate – dovranno forumale istanza, in duplice copia, in bollo da 16 euro. Calcolatrice alla mano: dovranno spendere 32 euro per un rimborso lordo di 74 Euro.
La norma. “Alcuni Uffici territoriali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali – si legge nella nota – hanno interpellato l’Agenzia delle entrate (Interpello 954-83/2014 presentata il 17 febbraio 2014) per sapere se debba essere applicata l’imposta di bollo e in quale misura. Il 13 giugno scorso l’Agenzia della Entrate (Direzione Centrale normativa, Settore imposte indirette, Ufficio registro e altri tributi indiretti) ha risposto che sulle “istanze, petizioni, ricorsi e relative memorie dirette agli uffici e agli organi (…) dell’amministrazione dello Stato (…) tendenti ad ottenere l’emanazione di un provvedimento amministrativo o il rilascio di certificati, estratti, copie e simili” vanno apposte due marche da bollo da 16 euro – per un totale di 32 pari al 44% del rimborso”
Il Presidente del Servizio Regionale Sicilia CNSAS, Giorgio Bisagna alza la voce. “In definitiva – spiega – i tanti lavoratori autonomi che operano come volontari del CNSAS, artigiani, commercianti, professionisti, non potranno più avere quel rimborso, minimo in verità, che in qualche maniera, alleviava il danno economico derivante dalle tante giornate spese in attività sovente rischiose dedicate al salvataggio di vite umane. Rimborso che soprattutto in Sicilia è l’unica forma di risarcimento, stante l’assenza, a differenza delle altre Regioni, di qualunque convenzione con l’Assessorato alla Sanità, nonostante il CNSAS sia il “soggetto esclusivo di riferimento delle regioni per il soccorso sanitario in ambiente impervio”.
“In concreto i volontari – denuncia Bisagna – che già pagano di tasca loro la benzina, le attrezzature personali per salvare altre persone, ora, dovranno pagare anche una tassa per ottenere un rimborso. Forse è il momento – conclude il presidente – di dire basta a questo scempio di uno dei gioielli del Volontariato Italiano”