Chi fugge dal Nord Africa oggi ha paura di una guerra civile, e quindi è importante saper raccogliere la domanda di persone che chiedono protezione internazionale, costruendo strumenti per offrire asilo, protezione sussidiaria, protezione umanitaria, protezione temporanea”. Lo sottolineano la Commissione episcopale per le migrazioni (Cemi) della Cei e la Fondazione Migrantes in una nota diffusa oggi, riportata dal Sir. Secondo i due organismi Cei, alla riapertura del centro di Lampedusa e di altri centri di accoglienza in Italia, alla dichiarazione dello stato di emergenza umanitaria del Consiglio dei ministri, debbono seguire alcuni percorsi “politici e sociali”, e in questo senso citano il “rafforzamento” e, “finalmente, la creazione di un percorso strutturale di integrazione dei richiedenti asilo e dei rifugiati nel nostro Paese”.
La Cemi e la Fondazione Migrantes invitano le comunità cristiane in Italia, e oggi “particolarmente in Sicilia, a un supplemento di ospitalità, con gesti che sappiano aiutare – conclude la nota – anche la classe politica a livello locale, regionale e nazionale a non rispondere con la chiusura, il rifiuto, o solo nella emergenza, alle richieste di giustizia, di pace e di protezione che viene ancora, oggi, da popoli, famiglie, persone in cammino”. La mobilità – prosegue la nota dei due organismi dell’episcopato italiano – chiede “un supplemento di incontro, di relazione, un impegno educativo” alla luce degli Orientamenti pastorali della Cei per il prossimo decennio che sono stati analizzati durante l’incontro per “costruire un programma quinquennale che sappia coniugare identità e differenza, locale e globale”. “Con questo sguardo educativo, non senza preoccupazione anche qui per i primi morti, la Cemi guarda agli oltre 5.000 sbarchi di persone che sono giunte dai Paesi del Nord Africa – si legge ancora nella nota – in crisi politica ed economica. La crisi nord africana nasce dal desiderio di democrazia, dalla necessità di superare la corruzione e di affrontare la povertà, la mancanza del lavoro e di costruire prospettive future”.