L’inchiesta sulle tangenti per il fotovoltaico ricostruirà, dopo l’arresto del deputato regionale Pd Gaspare Vitrano, i passaggi burocratici delle autorizzazioni per nuovi impianti in Sicilia. La Procura ha ordinato l’acquisizione (non un sequestro formale) presso la Regione dei documenti e dei fascicoli nei quali è ricostruita la storia dei due progetti per i quali un imprenditore sarebbe stato costretto a pagare una tangente di 10 mila euro al politico.
I magistrati ritengono che le difficoltà, in questo e in tanti altri casi, siano state artificiosamente create da funzionari “disponibili” a sostenere il sistema di corruzione. L’arresto del deputato e di Piergiorgio Ingrassia, l’ingegnere che faceva pressioni sull’imprenditore taglieggiato perché pagasse altrimenti “non avrebbe più lavorato”, ha infatti alzato il velo su una rete di collegamenti anche all’interno della Regione.
Questa parte dell’inchiesta approfondirà quindi l’ipotesi di legami interessati tra i politici e alcune figure burocratiche che avrebbero accelerato le procedure quando gli imprenditori pagavano e le avrebbero frenate quando non lo facevano.
Negli uffici della procura prevale il convincimento che su questo fronte l’indagine sia “solo all’inizio”. Sin dalle prime battute e dai colloqui registrati dalle microspie tra l’imprenditore e Ingrassia affiora un mercato delle energie alternative in Sicilia nel quale avrebbero trovato spazio intermediari, burocrati, collettori e politici.
Punto di partenza dell’indagine è l’iter burocratico delle pratiche che per gli impianti di maggiore potenza produttiva prevede fino a 23 autorizzazioni compreso il ”Via”, valutazione di impatto ambientale. A gestire il percorso burocratico delle pratiche sono gli uffici dell’assessorato regionale all’energia. Da tempo gli assessori hanno stretto i controlli sulle procedure, imposto un ordine cronologico per l’esame delle pratiche e favorito la rotazione di funzionari e impiegati. Recentemente il dirigente generale Gianluca Galati, per limitare i contatti con l’esterno, ha dettato nuove regole restrittive sull’accesso del pubblico e sui contatti con i funzionari. I visitatori hanno l’obbligo di farsi identificare e i funzionari di compilare una scheda sui colloqui con soggetti esterni. Queste misure avrebbero avuto lo scopo di creare nuovi filtri all’opera di alcuni “mediatori”. Uno era proprio Ingrassia che, nel cantiere di Roccamena per il quale era stata chiesta una tangente, era anche direttore dei lavori.