Passeranno al vaglio della Procura della Repubblica di Ragusa le varie richieste di concessioni e di autorizzazioni per la realizzazione di alcune cave sottomarine da cui estrarre sabbia. Gli ambientalisti si erano già messi di traverso, preannunciando possibili danni per l’ecosistema marino e la contrarietà della IV commissione regionale alle escavazioni, ribadito lo scorso 3 agosto ai rappresentanti dei circoli di Legambiente di Vittoria, Modica e Ragusa, ha placato gli animi.
Adesso il procuratore Petralia, che ha affidato le indagini alla Guardia di Finanza, vuole vederci chiaro per capire le sfaccettature dell’affare delle cave sottomarine. Per gli ambientalisti “la formazione delle spiagge iblee, così importanti per l’ambiente e il turismo, si basa su un delicato equilibrio” e anche Fabio Granata, vicepresidente della Commissione Antimafia e responsabile del Fli per l’area iblea, aveva parlato di “attacchi al territorio che devono essere immediatamente bloccati”, chiedendo al ministro per l’Ambiente Stefania Prestigiacomo di intervenire.
L’area che potrebbe essere interessata comprende oltre 200 km della fascia costiera e la richiesta di concessione potrebbe mettere a rischio la pesca e la navigazione da diporto, visti gli ingenti prelievi di sabbia e ghiaia. Legambiente ha sottolineato anche le anomalie dell’iter burocratico della vicenda. Infatti i Comuni non sono direttamente coinvolti nella questione e mancano le procedure per valutare l’impatto ambientale.
L’assessore provinciale all’Ambiente Salvo Mallia ha rassicurato dicendo che la sabbia estratta servirà solo al ripascimento degli stessi fondali iblei e solo qualora dovessero esserci dei danni per l’ecosistema marino il tutto verrebbe bloccato. E anche l’assessore auspica una maggiore concertazione territoriale. Non si tratta delle uniche richieste che vorrebbero mettere le mani sui fondali iblei: pochi mesi fa alcune compagnie petrolifere chiesero le autorizzazione per poter estrarre idrocarburi dal mare.