CATANIA – Va a ritmi spediti il processo d’appello (abbreviato) Aquilia, che vede – tra gli altri – al banco degli imputati l’ex deputato regionale e già sindaco di Aci Catena Raffaele Pippo Nicotra. In primo grado il politico e imprenditore acese è stato condannato per concorso esterno ed estorsione. La gup nelle motivazioni ha messo nero su bianco che “avrebbe finanziato il clan Santapaola” sancendo una sorta di rapporto paritario.
La cellula acese di Cosa nostra
Alla sbarra sono finiti anche alcuni dei boss della cellula dei Santapaola ad Aci Catena ed Acireale, tra cui gli eredi (anche di sangue) del boss, scomparso, Sebastiano Scuto, conosciuto come Nuccio Coscia. A dare l’input all’inchiesta dei carabinieri – coordinata dal pm Marco Bisogni – sono state alcune rivelazioni del pentito Gaetano Mario Vinciguerra che si è autoaccusato di essere stato per un periodo il vertice assoluto del gruppo acese di Cosa nostra. Intercettazioni e riscontri hanno documentato la mappa delle estorsioni e il relativo ‘galateo’ del pizzo. Un quadro inquietante di come politica, imprenditoria e mafia possono andare a braccetto.
Turno della difesa
Questo pomeriggio sono continuate le discussioni delle difese che stanno rimarcando i motivi che li hanno spinti al ricorso in appello. Già questa estate i pg Miriam Cantone e Giuseppe Lombardo hanno discusso davanti alla Corte d’Appello. E alla conclusione dell’articolata requisitoria hanno avanzato le richieste di pena: tra conferme e riforme della sentenza della gup. I due magistrati hanno chiesto intanto di confermare la condanna a 7 anni nei confronti di Nicotra.
Le richieste di pena della pg
Ricordiamo le richieste dei due sostituti procuratori generali: Fabio Arcidiacono, pena concordata (primo grado condannato a 11 anni e 32.600 di multa), Fabrizio Bellia, conferma della sentenza di primo grado – 8 anni e 8 mesi – con riconoscimento della continuazione dei reati, Rodolfo Bonfiglio, conferma condanna a 8 anni, Cirino Cannavò 2 anni e 9000 di multa con riconoscimento continuazione con altra sentenza (in primo grado 7 anni e 30.200 euro di multa), Fabio Vincenzo Cosentino conferma condanna a 8 anni, Gianmaria Tiziano Cosentino, riforma a 10 anni 8 mesi e 8mila euro di multa (primo grado 14 anni e 14 mila euro di multa), Danilo Tommaso Failla conferma a 6 anni e 8 mesi, Nunzio Salvatore Fonti, conferma a 8 anni, Camillo Grasso, conferma a 8 anni e 8 mesi e 8800 euro di multa, Salvatore Indelicato, conferma a 6 anni e 4 mila euro di multa, Antonino Francesco Manca conferma a 8 anni, Carmelo Messina, riforma a 2 anni e 2 mila euro (primo grado 3 anni e 3 mila euro) , Mario Nicolosi riforma a 8 anni 8 mesi e 12 mila euro di multa (in primo grado 12 anni e 12 mila euro di multa), Raffaele Giuseppe Nicotra conferma a 7 anni e 4 mesi di reclusione, Rosario Panebianco, conferma a 4 anni e 4 mila euro di multa, Camillo Pappalardo conferma a 8 anni e 8 mesi, Concetto Puglisi riforma a 12 anni e 8 mesi e 10 mila euro di multa (in primo grado 15 anni e 4 mesi e 15.400 di multa), Giuseppe Rogazione, conferma a 9 anni e 5 mesi, Stefano Sciuto conferma a 3 anni, Sebastiano Strano riforma a 3 anni e 4 mesi di reclusione e 4 mila euro (in primo grado 4 anni 5 mesi 10 giorni e 4480 euro di multa), il collaboratore di giustizia Gaetano Mario Vinciguerra riforma a 1 anno e 6 mesi (in primo grado 2 anni)