Ci piacerebbe tanto, tra pochi mesi, andare a votare e ottenere, con quel segno di croce, la soluzione di ogni problema palermitano. Al diavolo chi sia il sindaco, il suo programma, i suoi assessori. Un conto è la campagna elettorale, un altro è la reale amministrazione giorno dopo giorno.
Invece, nel nostro piacere onirico, vorremmo che bastasse una magica croce sulla scheda. E via con il dolce. Dei dolci abbiamo una secolare tradizione che è divenuta vizio dell’anima. Anche dei dolci più semplici, dei meno domenicali e cioè dei meno impegnativi e costosi. Uscir di casa con una ciambella nella testa, guarnita di zucchero, tanto zucchero, entrare in una pasticceria o in un bar e realizzare il sogno compiutamente. La troveremo lì, in attesa obbediente. Un gesto e via, ora è nostra, e parte l’amplesso. E ci chiederemo chi ha avuto l’ingenua idea di coniare quel detto mai verificato che ammonisce: non tutte le ciambelle riescono con buco. Nel peggiore dei casi sarà un problema del pasticcere, un aborto in penombra e senza vittima. La ciambella tentata perciò non ci interessa, è una piccola perdita di tempo altrui. Senza alcuna conseguenza. Ecco perché quel detto ammonitore ci rimane estraneo.
Infatti, chi ha mai visto una ciambella senza buco? Nessuno. Quindi… Però tra pochi mesi andremo a votare. E per molti sarà tutto molto simile al recarsi in pasticceria. Tranne che per il buco. Infatti la golosità civica, cioè l’aspettativa di vedere corrisposte le proprie speranze legate alla città, è stata spesso disattesa, delusa, umiliata. Insomma, spesso, anzi, tranne qualche momento di gloria, sempre il goloso elettore, dopo l’iniziale euforia, s’è ritrovato in mano una ciambella senza buco, deludente, traditrice. Che fare dunque? In pasticceria è così semplice garantirsi il risultato… L’inghippo c’è e sta nella attribuzione del ruolo di buchiere, di costruttore del buco. Per la ciambella è lo stesso pasticcere e se una gli va male non ne soffre nessuno. Invece chi è il buchiere di Palermo? Colui su cui grava l’esito dell’impianto predisposto dagli amministratori è il fruitore, il cittadino. È lui che costruisce la sua parte di ciambella civica, responsabilità invisibile perché senza nomi, il cui onere è spalmato su tutti e quindi non grava su nessuno. Certo, occorre che il sindaco edifichi l’impianto virtuoso, ma il buco? Di esso, cioè di quella parte che definisce il risultato, chi si occuperà? Banalmente: se gli spazzini spazzeranno, chi si occuperà di non sporcare?
Evitiamo di illuderci quindi. Semmai chiediamoci di aderire e di sollecitare l’adesione alla banda del buco, a quella società in nome collettivo che si chiama Cittadinanza di Palermo che si adoperi per la costruzione dei buchi indispensabili, a che il risultato complessivo sia dolce e armonioso ed efficace. Ciascuno se ne senta responsabile, ciascuno abbia la consapevolezza della propria potenziale colpevolezza. Costruisca quindi i suoi buchi per le belle ciambelle. Li tenga nella coscienza, a portata di mano. Infatti soltanto in pasticceria si può fare a meno di portare il buco da casa.