SIRACUSA – Stasera, o nella tarda serata, arriverà il primo epilogo giudiziario del drammatico duplice omicidio della Piana di Catania, avvenuto un mese prima dello start del lockdown. Esattamente il 9 febbraio 2020. Massimo Casella, Agatino Saraniti e Gregorio Signorelli sono partiti da Librino per rubare arance tra gli agrumeti di Lentini e due di loro non sono più tornati vivi. I primi due sono stati ammazzati a fucilate, il terzo è riuscito a contattare i parenti che lo hanno salvato accompagnandolo all’ospedale di Catania. I cadaveri di Saraniti e Casella sono stati scoperti dai familiari il giorno dopo al termine di una macabra ricerca.
La Corte D’Assise di Siracusa, presidente Tiziana Carruba, giudice a latere Carla Adriana Frau, si è ritirata in camera di consiglio da qualche minuto. Devono decidere il destino dei due imputati Giuseppe Sallemi e Luciano Giammellaro, entrambi in carcere. Oggi si sono svolte le arringhe difensive. Gli avvocati Franco Passanisi e Ornella Valenti hanno chiesto per Sallemi l’esclusione delle aggravanti e il riconoscimento delle attenuanti; per i due legali il loro assistito non ha partecipato materialmente ai due omicidi ma ha concorso moralmente. L’avvocato Pino Ragazzo ha invece chiesto l’assoluzione per insufficienza di prove da tutte le accuse per Luciano Giammellaro. A seguire ci sono state le repliche di pm e parti civili. Il sostituto procuratore di Siracusa Andrea Palmeri ha chiesto la condanna all’ergastolo per entrambi i guardiani di aranceti. Ergastolo per entrambi gli imputati. Il magistrato ha chiesto la condanna di Sallemi per i due omicidi e il tentato omicidio di Saraniti. Mentre per Gemellaro ha chiesto una sentenza di colpevolezza solo per l’omicidio del giovane Agatino Saraniti (figlio della campagna dell’altra vittima, Casella). Per l’altro delitto e il ferimento ha chiesto invece l’assoluzione per non avere commesso il fatto.
Non ha convinto il racconto-confessione dell’imputato Giuseppe Sallemi, per il pm ci sono troppe “anomalie” nella ricostruzione. Invece è la testimonianza di Gregorio Saraniti – acquisita in incidente probatorio – la prova regina del dibattimento. Una narrativa che collima per l’accusa con le prove balistiche e autoptiche. Oltre che con le diverse intercettazioni partite durante la serrata indagine della Squadra Mobile di Siracusa.
I tre catanesi appena hanno caricato la Fiat Doblò hanno capito di essere stati visti e hanno cercato di lasciare il fondo agricolo, ma hanno trovato la strada sbarrata dal guardiano Giuseppe Sallemi. A cui poi si è aggiunto l’anziano Luciano Giammellaro. I tre sono scesi per poter risolvere la questione ma la situazione è precipitata: sono partite le fucilate e sono stati ammazzati. A sparare al ‘piciriddu’ sarebbe stato il 70enne Giammellaro. Saraniti riparandosi con un braccio è riuscito ad attutire in qualche modo il colpo ed è riuscito a nascondersi e aspettare i parenti che aveva contattato. Si è risvegliato in ospedale. E lì è stato interrogato dai poliziotti per la prima volta. Sallemi, che è stato fermato immediatamente, in primo momento ha dichiarato di aver agito per legittima difesa (poi ha cambiato versione nel corso delle indagini). È con le parole di Saraniti che si è arrivati anche ad arrestare il complice.