PALERMO – Due quartieri solo geograficamente lontani. C’era un asse della droga attivo fra le famiglie mafiose di Santa Maria di Gesù (fornitori) e dello Zen (spacciatori). Gli affari sporchi collegavano i due poli estremi della città di Palermo.
Il particolare emerge dalle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Palermo sfociate nei giorni scorsi nel blitz dei carabinieri del Ros. A partire da settembre 2019 due degli arrestati, Girolamo Rao e Salvatore Profeta, si recavano spesso allo Zen.
Due volte a settimana bussavano al campanello dell’abitazione di un detenuto agli arresti domiciliari, Nicola Messina. Andavano via dopo avere ricevuto 1.500 euro. Il conto è presto fatto: Messina consegnava 12 mila euro al mese. Cifra che conferma l’asse della droga.
“Mi accompagni verso le cinque a Mondello ah?”, diceva Rao a Profeta. Le visite a casa Messina iniziavano per lo più in questo modo. “Perché non vi posso dire di andare a mangiare… perché sono dentro”, spiegava Messina, rammaricandosi per l’impossibilità di spostarsi.
Messina aveva avuto dei contrasti con i vecchi fornitori. Il suo arresto gli aveva impedito di saldare i debiti con un gruppo di persone che citava solo per nome: “Giovanni”, il figlio “Giuseppe”, il cognato
“Paolo” e tale “Gino”. Gli avevano chiuso i rubinetti delle forniture di droga “a credito”, unico modo per riattivare lo spaccio una volta che Messina era stato scarcerato.
Quest’ultimo, visti gli affari del passato, la considerava una mancanza di rispetto: “… io perché io con loro ci lavoro da dodici anni… quando mi lasciavate dieci chili di immondizia e ve la facevo uscire… ah… era buono. Ora avete il coso buono… vi portano i contanti e le persone le buttate… è giusto? Le persone le buttate… che io… te li ho fatti conoscere io cinquanta persone dello Zen… di Mondello… di Sferracavallo… te li portavo io là… cinque chili… tre chili… te lo sei dimenticato o non te lo ricordi? Ora non servo è giusto? Perché sono senza soldi”.
Alzava il tono della voce Messina, convinto di poterlo fare: “… lui qua (riferito a Giovanni) un chilo non lo porta più e poi lo vediamo… qua non ci venire più che il quartiere è il mio…”. Si sentiva forte della parentela con la famiglia Meli che secondo gli investigatori controlla lo Zen grazie all’appoggio della famiglia Pedalino di Santa Maria di Gesù.
“Vi devo regalare la cento euro per sbrigarmi questa cosa?… vedi che questo discorso ha di più di un mese e me e magari di più”, così Messina chiedeva a Profeta e Rao di dirimere la questione, riconoscendo loro il potere di farlo. A rischio c’era l’asse della droga fra i due quartieri.
Poi Messina iniziava a contare i soldi: “… quindici… sedici… diciassette… diciotto… diciannove e due… mille e cinque sono… vieni due volte… il sabato ed il martedì… sono sempre mille e cinque…”.