PALERMO – Palermo si appresta a festeggiare Santa Rosalia, ma la nuova giunta comunale rimane ancora un cantiere a cielo aperto. Il sindaco Roberto Lagalla, uscito vincitore dalle urne lo scorso 13 giugno, probabilmente non aveva immaginato tempi così lunghi: la nuova data segnata in rosso sul calendario è quella di sabato, quando dovrebbe arrivare l’ufficialità sui nomi dei nuovi assessori, a oltre un mese dalla conquista di Palazzo delle Aquile e oltre il Festino.
Un puzzle di difficilissima composizione in cui l’ex rettore si è ritrovato ostaggio dei veti incrociati non solo fra i partiti del centrodestra, ma anche all’interno delle stesse formazioni politiche in cui si misurano i rapporti di forza in vista delle Regionali d’autunno. Il primo cittadino, indossata la fascia tricolore, è stato costretto a mediare e a superare più di un ostacolo, scontentando di volta in volta qualcuno.
A meno di clamorosi colpi di scena, la suddivisione dei posti dovrebbe rimanere quella che vede tre assessori a testa per Forza Italia e Fratelli d’Italia, con gli azzurri che ottengono la presidenza del consiglio comunale e i meloniani i galloni di numero due della squadra di governo; altri tre posti per la lista del sindaco, che comprende due tecnici e un renziani, con la decima e l’undicesima poltrona per Lega e nuova Dc di Cuffaro. Confermata l’esclusione di Udc, Noi con l’Italia e Alleanza per Palermo, con Totò Lentini che grida al “tradimento” e annuncia conseguenze sui prossimi appuntamenti elettorali.
Tutto risolto, dunque? No, perché in realtà sui nomi non c’è ancora chiarezza. O meglio, mancano all’appello quelli di Fratelli d’Italia. Gli azzurri hanno confermato di volere Andrea Mineo, Rosi Pennino (nonostante l’elezione a consigliere) e Aristide Tamajo, con Giulio Tantillo verso la presidenza di Sala delle Lapidi; la Lega ha prenotato un posto per Sabrina Figuccia, mentre i cuffariani alla fine dovrebbero ottenere una delega per Nuccia Albano. Confermatissimo Maurizio Carta all’Urbanistica, mentre per Salvatore Cincimino dovrebbe arrivare un incarico di consulente al Bilancio con la delega che potrebbe andare così a un partito o rimanere nelle mani del sindaco che potrebbe riservare a un fedelissimo la Cultura; i renziani hanno avanzato alcuni nomi, ma quello che pare più forte è il presidente uscente del consiglio Totò Orlando.
Il nodo rimane quello di Fratelli d’Italia che non ha ancora sciolto le riserve. La poltrona di vicesindaco dovrebbe andare a Carolina Varchi e su questo non sembrano esserci dubbi; il dilemma semmai è che per le altre due poltrone ci sono tre pretendenti, ossia il coordinatore regionale Giampiero Cannella (che doveva entrare nella giunta Musumeci al posto di Lagalla, ma si è visto soffiare il posto da Alessandro Aricò), il gruppo dell’eurodeputato Giuseppe Milazzo (che, oltre Milazzo, ha eletto altri due consiglieri) e quello del coordinatore cittadino Francesco Scarpinato, il più votato della lista.
Uno dei tre rimarrà deluso e le conseguenze potrebbero avvertirsi già alle prossime Regionali, visto che tutti sono in lizza per la candidatura all’Ars. La matassa è così intricata che venerdì arriverà in Sicilia Ignazio La Russa, incaricato direttamente da Giorgia Meloni; se il vicepresidente del Senato comunicherà venerdì sera i tre nomi a Lagalla, sabato potrebbe arrivare l’annuncio definitivo (con le deleghe rimandate di qualche giorno) altrimenti si profilerebbe un nuovo slittamento, questa volta alla settimana prossima. L’idea di una giunta nominata in due tempi, infatti, non avrebbe preso quota o sarebbe quantomeno rischiosa, visto che darebbe un segnale di estrema debolezza.
Il punto è che l’intera vicenda rischia di appannare l’immagine di Lagalla, già alle prese con i rifiuti per strada, i cimiteri stracolmi e lo spettro del dissesto. I continui annunci e l’impegno a nominare presto la giunta si sono scontrati con le beghe dei partiti e il timore, di più di un maggiorente del centrodestra, è che questo sia solo l’antipasto di una sindacatura resa ancor più complicata da una coalizione litigiosa.