Palermo – Anna Maria Furlan, ex segretaria generale della Cisl, sarà la front woman de Pd al Senato in Sicilia Occidentale. Una candidatura, quella della sindacalista ligure, che ha fatto parecchio discutere all’interno del partito. La candidatura, spiega, nasce per via dei numerosi record negativi dell’Isola in termini di disoccupazione e qualità del lavoro. Una rotta da invertire.
Furlan, partiamo dalle polemiche che hanno salutato la sua candidatura. Si sente una paracadutata?
No. Mi sento una donna che per tanti, tanti anni si è occupata di tutela dei lavoratori e dei pensionati, di lavoro e probabilmente alla luce della mia esperienza e delle mie competenze mi è stato chiesto ci candidarmi in una regione in cui il tema del lavoro è un tema importantissimo.
Parliamo di lavoro. La Sicilia detiene il triste record di Neet, giovani che non studiano e non lavorano. Come si inverte la rotta?
La Sicilia, purtroppo detiene, tutti i primati negativi. In termini di lavoro povero, di giovani disoccupati, di abbandono scolastico e povertà assoluta. La rotta si inverte innanzitutto investendo in questa regione, utilizzando al meglio le tante risorse del Pnrr che sono dedicate alla Sicilia e al Sud. Ricordiamoci che c’è un vincolo importante e vigiliamo affinché nessuno lo tocchi, cioè che il 40% delle risorse del Pnrr devono essere dedicate al Sud. Ma bisogna avere anche le competenze e le volontà di utilizzate questi soldi per gli investimenti infrastrutturali ma anche nel settore della scuola, nella ricerca, nei servizi. Abbiamo bisogno di creare una Sicilia che guarda al futuro puntando sul lavoro e sulla dignità della persona.
Un’altra piaga è la disoccupazione femminile. Che fare?
Questa è una grande piaga diffusa nel Paese ma terribile nel Sud e con un primato negativo della Sicilia. Servono servizi, quello che manca in termini assoluti. I servizi all’infanzia e quelli per gli anziani. Un a donna non deve scegliere tra la famiglia e il lavoro deve potere occuparsi di entrambe le cose. Il fatto che questa regione abbia un tasso altissimo di mancanza di servizi per l’infanzia e i nidi, ma penso anche al tempo pieno a scuola e soprattutto, accanto a questo i servizi per gli anziani: tutte queste carenze hanno un impatto negativo sul lavoro femminile. E poi vanno dati fortissimi incentivi a chi assume donne e giovani. Anche sui giovani un primato terribile per la disoccupazione giovanile. Ma la Sicilia è anche la prima regione italiana per numero di ragazzi e ragazze che dopo il loro percorso di studi, che tanto costa in termini di sacrificio alle famiglie, sono costretti a emigrare in altri paesi per crearsi il futuro. Ecco, queste sono le priorità da affrontare.
Recentemente il segretario del Pd, Enrico Letta, archiviato il Jobs Act e suggerito di guardare altrove, nello specifico al modello spagnolo. Lei che cosa ne pensa?
Negli ultimi 20 anni, tutti i governi che si sono succeduti, hanno allargato le tante forme flessibili di ingresso al lavoro. Ormai dalla flessibilità siamo arrivati alla precarietà. E la cosa non è indifferente anche sulla natalità. Quando non si ha un lavoro sicuro, è evidente che si scommette poco sul futuro. Si ha paura del futuro. Noi diciamo una cosa molto semplice: i contratti a tempo indeterminato devono essere molto più favorevoli dei contratti a tempo determinato, dei contratti che creano precarietà. Questa è la prima chiave di volta perché le aziende assumano a tempo indeterminato. In Sicilia il 50% delle famiglie è monoreddito e spesso quel monoreddito non è un contratto a tempo indeterminato, ma a termine. Questo rende assolutamente precario, non solo il mercato del lavoro, ma anche la condizione sociale delle persone. E poi c’è il lavoro povero e tanto sfruttamento. Questo tema va affrontato prima di ogni altro insieme a quello della crescita perchè è determinante per il nostro futuro.