CATANIA – Due smartphone e sei microtelefoni cellulari sono stati trovati oggi nella casa circondariale Bicocca di Catania. I telefoni erano nascosti in un sacchetto in plastica legato con un laccetto alle sbarre della finestra, all’interno della palestra dedicata per le persone detenute, con cavetti USB e carica batterie.
Il ritrovamento, reso possibile dall’attività di indagine del personale di Polizia Penitenziaria di Bicocca, coordinata da un Sovrintendente e diretta dal Comandante di reparto, è stato denunciato dal segretario provinciale Uspp, Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria, Massimiliano Geraci. Il quale dichiara come il lavoro della Polizia Penitenziaria abbia raggiunto una situazione preoccupante per la sicurezza della collettività, per cui non basta nemmeno più lo spirito di abnegazione e sacrificio dei pochi Agenti di Polizia Penitenziaria stremati dai carichi di lavoro e costretti ad espletare lavoro straordinario.
“Gli indomiti poliziotti – si legge in un comunicato Uspp – seppure abbiano nella disponibilità pochissimi mezzi ma dotati da grandissimo spirito di Corpo e d’iniziativa, hanno agito con grande professionalità, dimostrando ancora una volta come gli uomini e le donne del Corpo di Polizia Penitenziaria, troppo spesso dimenticati a volte anche dagli stessi organi superiori interni al Corpo, possano essere capaci di grandi imprese”.
“L’occorso, però, riapre inevitabilmente alcune ferite in realtà mai rimarginate – prosegue il comunicato – come la grave e cronica carenza di personale e l’assoluta inadeguatezza di mezzi e di strutture. Le molteplici segnalazioni in questo senso, anche da parte di questa Federazione, fino ad oggi rimaste quasi inascoltate, lasciano l’amaro in bocca”.
“Da tempo – prosegue Geraci – la semplicità con le quali si sono consumate le evasioni, i tentativi di introdurre cellulari e sostanze stupefacenti non può passare inosservata e deve portare ad una profonda riflessione e a interventi concreti e immediati affinché si affronti seriamente, una volta per tutte, l’adeguamento di organico alle esigenze lavorative all’interno dei penitenziari in ogni turno di servizio e di sistemi di videosorveglianza di ultima generazione che abbiano funzione deterrente e che possano attivarsi in caso di tentativo da parte di qualche malintenzionato a turbare l’ordine e la sicurezza degli Istituti”.
“La debolezza della sicurezza negli Istituti penitenziari siciliani – conclude il segretario nazionale Francesco D’Antoni – pone seri interrogativi: sarà ancora possibile depauperare ulteriormente le piante organiche del personale per effetto della legge Madia, le quali, se non corrette in modo incisivo e concreto, magari con un’azione sinergica tra organizzazioni sindacali e dalla nuova politica, saremo costretti a commentare, il giorno dopo, analoghe infauste fughe e/o tentativi di introduzioni di cellulari, oltre che sovraccaricare quotidianamente gli uomini di un Corpo di Polizia giunto ormai al collasso”.
“In un momento così drammatico – conclude il segretario – non ci resta che invitare l’Amministrazione penitenziaria ad avviare una seria riflessione, cominciando dalla valutazione in chiave meritocratica dell’operato degli Agenti e, quindi, nel caso segnalato, di riconoscere l’attività di prevenzione e controllo, svolta con scrupolo, professionalità e intuizione, ha consentito che i detenuti non venissero in possesso dei telefoni cellulari, nocivi all’ordine e alla sicurezza dell’Istituto”.