La tragedia delle persone migranti e di Lampedusa (foto d’archivio) offre nuovi dettagli di un indicibile orrore. Si era pensato che il bambino, una delle vittime, fosse stato lanciato in mare dalla mamma, perché morto. Secondo una nuova ricostruzione, la donna ha perso i sensi, è stata creduta svenuta, ma era già spirata. Il neonato che teneva in braccio è scivolato in mare, annegando. I lanci dell’agenzia Ansa illuminano le fasi di un evento terribile: a fare chiarezza, ricostruendo cosa sarebbe accaduto sul barchino di sei metri soccorso nella tarda serata di ieri dalla motovedetta Cp 324 della Guardia costiera, è la Procura di Agrigento. Dunque, stando alla cronaca disponibile, la mamma non ha gettato in acqua il cadavere del figlio: è morta e il figlio è annegato.
I superstiti – scrive l’agenzia – hanno raccontato che non mangiavano da giorni e che avevano anche finito l’acqua, infatti, da diverse ore, bevevano acqua salata dal mare. La Procura, con a capo Salvatore Vella, ha disposto l’autopsia sugli otto cadaveri.
“Si parla, si parla, mentre si verificano tragedie su tragedie. Abbiamo bisogno di vicinanza concreta e non di parole. Serve che le istituzioni diano una mano d’aiuto al sindaco Mannino perchè così non si può veramente andare avanti – dice don Carmelo Rizzo, parroco dell’isola -. La comunità di Lampedusa, sempre in prima linea nell’emergenza e sempre pronta ad accogliere i meno fortunati, rischia di sprofondare nell’indifferenza”.
“E’ terribile assistere a questi drammi, ma nessuno di noi – aggiunge padre Rizzo – può fare nulla. E ogni volta quando gira la notizia che ci sono sbarchi in corso, il sospiro di tutti è uno soltanto: speriamo non ci siano morti. E questo anche perché siamo tutti consapevoli che qui non ci sono le condizioni per dare dignità alle salme. Serve che le istituzioni si interessino di noi, di questa terra dove è sempre più complicato vivere e di queste persone che vivono drammi e tragedie”.
Sono le parole di sempre, le voci di sempre. Non è la prima volta che dall’isola si leva un grido per raccontare una pena quotidiana e una speranza sempre più difficile. Ma nessuno lo ascolta. Ma nessuno sente nulla, nemmeno il pianto di una madre e del suo bambino, nella notte. (Roberto Puglisi)