“Avrebbe fatto meglio il presidente Schifani a tacere piuttosto che commentare l’approvazione dell’emendamento proposto da me cercando di giustificare il rifiuto da parte del governo a tassare gli imprenditori con una quota del 20% per gli incassi relativi ai grandi eventi organizzati all’interno dei siti archeologici”. Lo dice il leader di ScN e sindaco di Taormina, Cateno De Luca.
“Fino a poco prima di entrare in aula – ricorda De Luca – la proposta del governo che aveva rimodulato il mio emendamento originario presentava più trappole. Innanzitutto ci siamo trovati di fronte ad una norma dispositiva e non imperativa. Vale a dire che secondo la versione del governo la Regione poteva, da capire poi in base a quale criterio, riconoscere una percentuale ai comuni che ospitano parchi archeologici. Abbiamo chiesto con forza che ciò che veniva presentata come una possibilità fosse invece una disposizione non facoltativa”.
De Luca: “Ecco cosa prevedeva il testo del governo”
Il sindaco di Taormina fa un breve riepilogo su cosa prevedeva il testo del governo, ovvero “che ai comuni poteva essere riconosciuto fino al 10 % dello sbigliettamento a discrezione dei singoli direttori dei parchi archeologici, abbiamo chiesto e ottenuto il riconoscimento del 15% per tutti i comuni senza alcuna intermediazione”. Ed è qui che, secondo De Luca, si è giocata la partita più importante perché “Schifani ha preferito riconoscere un 5% in più scegliendo così di gravare sulle casse della Regione siciliana piuttosto che toccare i privati. E per giustificare questa scelta cosa dice? Che tassare gli impresari avrebbe causato un aumento dei costi per l’organizzazione dei grandi eventi e che gli impresari dunque alla fine avrebbero dovuto aumentare i costi dei biglietti”.
Trattativa serrata
“Ma Schifani da che parte sta? – tuona ancora De Luca – Dalla parte della Sicilia e dei siciliani o dalla parte dei privati? La trattativa è stata serrata, sono arrivato a chiedere anche solo il 5% sugli incassi relativi agli eventi organizzati all’interno dei siti archeologici dai privati a fronte della richiesta iniziale del 20%, ma niente. È stato irremovibile e adesso tenta di giustificare l’ingiustificabile”.