PALERMO – Il giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta della procura di Palermo. Le prove sono state ritenute “evidenti”. Giudizio immediato per 22 imputati, coinvolti nel blitz dei finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria dello scorso giugno.
Ci sono volti noti di Cosa Nostra e presunte nuove leve del mandamento mafioso di Pagliarelli. E ci sono anche imprenditori che avrebbero fatto da prestanome ai boss.
L’elenco si apre con Salvatore Sorrentino, 58 anni, considerato il capo della famiglia del Villaggio Santa Rosalia. La sua fedina penale è già macchiata da precedenti penali e attualmente si trova detenuto per scontare una condanna a 10 anni. In carcere è finito anche il figlio Vincenzo che, ad appena 22 anni, sarebbe diventato l’alter ego del padre. A Sorrentino jr i pubblici ministeri Federica La Chioma e Francesca Mazzocco della Direzione distrettuale antimafia contestano il ruolo di capo e promotore della famiglia mafiosa.
Chi sono gli imputati
Al suo fianco si sarebbe mosso Leonardo Marino, 34 anni, che oltre al reato di mafia risponde anche di traffico di stupefacenti. Altro volto noto è Andrea Ferrante, 48 anni, indagato per associazione mafiosa e intestazione fittizia dei beni. Avrebbe dettato legge anche fra i detenuti del carcere di Pagliarelli. Carcere in cui è detenuto Giovanni Cancemi, 53 anni, componente della storica famiglia mafiosa. Avrebbe continuato a gestire gli affari nel settore del movimento terra.
Ed ancora Alessandro Miceli, 28 anni (associazione mafiosa e intestazione fittizia), Pietro Maggio, 63 anni (associazione mafiosa), Morris Morgan Cardinale, 41 anni (concorso esterno in associazione mafiosa), Paolo Maniscalco, 66 anni (associazione mafiosa), Francesco Maniscalco, 35 anni (concorso esterno in associazione mafiosa e intestazione fittizia), Silvestre Maniscalco, 44 anni (concorso esterno in associazione mafiosa e intestazione fittizia con l’aggravante del metodo mafioso), Rosario Manno, 57 anni (concorso esterno in associazione mafiosa), Rosaria Leale, 23 anni (associazione finalizzata al traffico di stupefacenti con l’aggravante del metodo mafioso, percepisce il reddito di cittadinanza), Cristian Tommasino, 24 anni (associazione finalizzata al traffico di stupefacenti con l’aggravante del metodo mafioso), Giampiero Giannotta, 28 anni (associazione finalizzata al traffico di stupefacenti con l’aggravante mafiosa), Gaetano Sorrentino, 31 anni (associazione finalizzata dal traffico di stupefacente aggravante dal metodo mafioso), Luigi Abate, 25 anni (associazione finanziata dal traffico di stupefacenti con l’aggravante del metodo mafioso), Vincenzo Adelfio, 25 anni (associazione finalizzata al traffico di stupefacenti con l’aggravante del metodo mafioso), Andrea Nicolò, 30 anni, di Reggio Calabria (traffico di stupefacente aggravato dal metodo mafioso), Vincenzo Sparla, marsalese, 40 anni, indagato per traffico di stupefacenti, Gianluca Bruno, 26 anni (associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti), Simone Fiorentino, 36 anni (concorso esterno associazioni mafiosa). Alcuni di questi imputati al momento dell’arresto percepivano il reddito di cittadinanza.
Summit in carcere
Le indagini fecero emergere che il carcere non avrebbe impedito ai boss di continuare a comandare. Sorrentino utilizzava le videochiamate consentite durante il periodo Covid per trasmettere gli ordini. Cancemi avrebbe continuato a gestire gli affari nel settore edile, mantenendo una posizione di monopolio nel movimento terra. Le sue istruzioni erano contenute nelle lettere spedite ai parenti e intercettate dai finanzieri che stanno ancora lavorando alla ricostruzione degli affari del mafioso.
Ed emerse pure che all’interno del carcere Pagliarelli valgono gli equilibri mafiosi che vigono all’esterno con tanto di summit e baci in bocca.