Cronaca

“Caro boss ti scrivo”: Cancemi, gli affari e le lettere ai capimafia

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29 Giugno 2023, 05:53

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PALERMO – La parola d’ordine per Giovanni Cancemi è “relazioni”. Figlio dell’anziano uomo d’onore Carmelo, già condannato per mafia e attualmente detenuto, si è dato un gran da fare per continuare a gestire gli affari di famiglia.

Ed è grazie alla sua intraprendenza che ha creato un monopolio nel settore del movimento terra. Il suo braccio operativo sarebbe stata la Man Service, una delle imprese finite sotto sequestro nel corso del blitz dei finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Palermo.

Dal carcere inviava lettere ai parenti con le indicazioni per gestire gli affari. Voleva un resoconto aggiornato delle commesse e degli incassi. Ma è nelle missive inviate ad altri capimafia detenuti che si manifesta la sua capacità di essere primus inter pares. Lettere su lettere inviate a Francesco Paolo Maniscalco e Giuseppe Di Cara di Porta Nuova, Giulio Caporrimo di San Lorenzo, Pietro Tumminia di Altarello, Pietro Tagliavia di Brancaccio, Salvatore Sansone dell’Uditore.

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Vista la sua vocazione imprenditoriale è ipotizzabile che Cancemi si sia mosso con garbo per non pestare i piedi quando c’era da fare un lavoro lontano dalla sua zona di riferimento, Pagliarelli. E poi ci sono le sette lettere che si è scambiato con Gianni Nicchi, detenuto al 41 bis, che del mandamento è stato il capo. Un capo giovane, ma autorevole grazie alla benedizione dell’ergastolano Nino Rotolo.

Così come restano da decifrare i 40 contatti telefonici fra il braccio destro di Cancemi, Alessandro Miceli, e un uomo molto vicino a Luigi Nicchi, il padre del giovane boss.

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29 Giugno 2023, 05:53

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