CATANIA – “Il ragazzino figlio di Nizza”: quasi un biglietto da visita. L’appena quindicenne, erede diretto del boss legato ai “Santapaola-Ercolano” Andrea Nizza, era il leader della baby gang che con veri e propri raid intimidatori e violenti attuati nei confronti dei barman, dei buttafuori e della stessa clientela aveva messo a ferro e fuoco l’Ecs Dogana.
Un fare spavaldo accompagnato da toni minacciosi che significavano entrare senza pagare l’ingresso o avere gratuitamente le consumazioni (“Se non mi fai un cocktail giro e ti sfondo tutto”): o, al limite, con soldi falsi. In caso di una eventuale resistenza glielo avrebbero “spiegato in altro modo”.
Il fare mafioso
È una costellazione di soprusi, imbarbarimento e meschinità quella che emerge tra le pieghe delle carte dell’inchiesta che ha portato agli arresti avvenuti all’alba di ieri ad opera dei carabinieri. Quello che colpisce non è solo la giovanissima età di coloro i quali hanno avuto notificato il provvedimento cautelare: è bensì il savoir faire mafioso utilizzato nell’imporre la propria legge.
Tra i mesi di febbraio e giugno di quest’anno, l’Ecs Dogana in più occasioni era divenuta il campo di battaglia di teppisti senza il minimo scrupolo. Agivano sempre in branco: per proteggersi fra loro ed incutere ancora più timore. Si imbucavano persino nelle feste private del locale iniziando ad insultare le ragazze invitate, tirando loro i capelli e indirizzando ai loro riguardi gesti sgradevoli.
Persino le agenzie di buttafuori rifiutavano di sottoscrivere la proposta di contratto: “Il giorno dopo dobbiamo camminare tranquillamente per Catania, senza avere problemi, sereni e senza paura”.
Il “quasi omicidio”
L’episodio-chiave o certamente quello più rilevante risale alla notte fra il 26 ed il 27 febbraio scorsi. È l’aggressione a Nuccio Matteo. Il giovane si trova nella sala della discoteca ed è in compagnia di alcuni amici. Attorno alle 2 della notte nota l’arrivo di un gruppo di una decina di giovani di età compresa tra i diciotto e i venticinque anni, che avrebbero cominciato a spintonare i presenti, dirigendosi verso Nuccio Matteo al quale viene puntata una pistola alla testa. Spaventato, avrebbe esclamato: “Ma sei serio a puntarmi una pistola?”, e poi aveva cercato di fuggire tra al folla. Il branco l’aveva, però, inseguito e raggiunto: subendo un colpo alla testa con il calcio della pistola. E, poi, calci e pugni, fino a quando si erano fermati davanti al bancone del bar, dove gli aggressori avevano continuato a colpirlo.“Ummazzamu, ummazzamu, u stamu ammazzannu!», avrebbero detto prima di fuggire via.
Il personale addetto alla sicurezza della discoteca avrebbe assistito alla scena ma senza intervenire e nessuno avrebbe chiamato le forze dell’ordine.
Armi, risse, spavalderia: un modus operandi fermato dall’azione dei militari avvenuta nelle scorse ventiquattr’ore.