PALERMO- Quell’angolo tra via Roma e la stazione centrale, quando cala il buio, diventa una trincea. Si abbassano le saracinesche per filare via, in fretta, guardandosi le spalle. Dal tramonto all’alba successiva – proprio come in un celebre film – la strada dei palermitani onesti e laboriosi assume le sembianze di una rischiosa terra di nessuno. Se ci sei in mezzo, sono affari tuoi. Di notte succede sempre qualcosa, così, la mattina dopo, c’è sempre qualcuno che riporta la triste vicenda di una porta distrutta, di un vetro rotto, di un furto consumato.
Quattro colpi in un mese
All’imbocco di via Torino, ecco il ‘Gran Cafè Torino’ che detiene un non auspicabile record: quattro colpi subiti in un mese, tra la fine di novembre e dicembre. Tuttavia, dietro la cronaca nera, c’è una bella storia. Il bar è frutto dell’amore e dell’impegno di Maria Teresa e Attilio che, più di un decennio fa, ci hanno messo il cuore e i risparmi. Entrando, si avverte un clima familiare: solo volti sorridenti tra cassa e bancone. Un manifesto sponsorizza la fiaccolata del prossimo ventuno dicembre, organizzata per lanciare l’ennesimo grido di allarme, nella speranza che qualcuno lo intercetti, lassù, nell’alto dei cieli istituzionali. Ed è un grido che si leva dal centro della città.
“Sembra il Far West”
“Il primo furto, limitandoci ai tempi recenti, risale al 26 novembre scorso – racconta Maria Teresa Macchiarella -. Sono entrati dalla porta della cucina e hanno preso il cellulare del bar e il computer portatile. La replica poche ore dopo, il 28 novembre, stesso copione per portare via la cassa vuota. Poi un tentato furto e un altro ingresso qualche giorno fa. I danni sono stati importanti. Gli orari sono fissi: le due e le tre di notte. Sembra quasi di stare nel Far West..”.
Disperati a caccia di una dose
Il ‘Gran Cafè Torino è il ritrovo di affezionati avventori che si scambiano auguri e notizie. Un calore umano che contrasta l’avanzata del deserto, in uno slargo di case palermitane dai soffitti alti e dai balconi antichi. “La zona si va spopolando, perché è in stato di abbandono da anni – racconta ancora Maria Teresa -. Molti amici che avevano un negozio sono andati via. Noi stiamo cercando di resistere e vorremmo restare qua, perché questo posto è il frutto del nostro lavoro. Ma il pensiero di trasferirsi altrove c’è venuto, perché la situazione è impossibile. Per ora riusciamo a reggere. Chi sono gli autori dei colpi a nostro danno? Le indagini non le facciamo noi… ma non è difficile pensare alla vicina piazza di spaccio di Ballarò e ai disperati a caccia di soldi per una dose”.
“Ci vuole più vigilanza”
“Bisognerebbe agire in due direzioni: riqualificare via Roma e vigilare di più. In certe ore, addentrarsi nei vicoletti significa andare in cerca di guai. Siamo addolorati per quello che accade, ma non vogliamo mollare. Siamo innamorati del nostro sogno, mio marito è chef. Anni fa, c’era il bar storico e il titolare ci ha lasciato l’attività che abbiamo cercato di reinventare, di costruire con il nostro sudore. Fortunatamente, i clienti hanno costituito una bella comunità. Però, non si può continuare così. La fiaccolata è il primo passo di una consapevolezza nuova. Il quartiere ci sostiene e ci vuole bene. Sì, è vero: purtroppo, ogni giorno ci sono persone che ci raccontano le disavventure subite durante la notte”.
La foto del coraggio
Attilio, in fondo alla sala, ha ascoltato assorto, pure lui appesantito dal magone che è una conseguenza degli eventi. Infine, tutti insieme, i titolari e i dipendenti, scattano la foto della riscossa e del coraggio. Attilio e Maria Teresa, al centro, con alcune denunce in mano, intorno gli altri. Come per gridare al mondo: noi combattiamo, anche se le violazioni sono continue. Come una squadra. Come una famiglia. In quell’angolo di Palermo che, quando cala il buio, diventa trincea.