PALERMO – All’appello mancano 291 pali e quelli piantati sono più bassi di quanto fosse necessario. È una certezza, di non poco conto, nell’inchiesta sul presunto giro di corruzioni e favori che ha portato all’arresto anche dell’ex assessore regionale, Maurizio Croce.
Sulle tangenti – dal Rolex Daytona per un amico ai soldi per la campagna elettorale in occasione delle amministrative di Messina – gli indagati avranno tempo e modo di offrire la loro ricostruzione. Al contrario una perizia ha già dimostrato che i lavori nel torrente Cataratti-Bisconte non sono stati fatti a regola d’arte. Sull’opera doveva vigilare Croce, allora commissario contro il dissesto idrogeologico della Regione siciliana. Si tratta del cantiere da cui è partita l’inchiesta.
L’obiettivo dell’imprenditore Giuseppe Capizzi, che ha ammesso le proprie responsabilità quando ha capito di non avere altra strada, era ottimizzare il guadagno. E così ha deciso di costruire una paratia per il letto del torrente piantando un numero inferiore rispetto ai 5161 pali necessari. In questa maniera Capizzi avrebbe risparmiato, e dunque incassato, un milione e 200 mila euro. Non c’è riuscito perché la Procura di Messina e i finanzieri nel frattempo avevano già chiesto i documenti sull’appalto e Capizzi non è andato all’incasso. La Regione non ha pagato, ma il problema dei pali resta.
Incassando più soldi Capizzi, poi eletto sindaco di Maletto, avrebbe potuto elargire le regalie a Croce. Dall’inchiesta emergono pagamenti successivi alla campagna elettorale di Croce che non è riuscito a diventare sindaco di Messina. Capizzi ha raccontato che Francesco Vazzana, ex direttore di Arpa Sicilia e grande amico di Croce, gli avrebbe chiesto una mano. Dopo la sconfitta elettorale “ci hanno abbandonato tutti e abbiamo un sacco di debiti”. “Vabbè vi aiuto io e faccio fare questi bonifici”, disse Capizzi. E arrivarono poco più di trenta mila euro attraverso dei bonifici eseguiti da imprenditori vicini di Capizzi.