PALERMO – “Siamo in ginocchio, manca il foraggio, Schifani nomini il nuovo assessore all’Agricoltura, fino a questo momento non abbiamo ricevuto alcunché”. È questo il grido disperato degli agricoltori che parte dalle Valli del Torto e dalle Madonie, indirizzato al presidente della Regione Renato Schifani.
Salvatore Cappadonia è uno degli imprenditori che hanno dato vita al comitato spontaneo delle Madonie, agricoltori che boccheggiano, con gli animali in svendita, senza foraggio e con le colture in fase di abbandono perché senz’acqua. L’intervista.
Dopo un decennio di crisi, sull’agricoltura si è abbattuta la siccità. Cosa sta accadendo adesso?
“Noi stiamo producendo in perdita da un decennio a questa parte. La siccità, che è iniziata a gennaio, ha causato un’ulteriore perdita di reddito. C’è stato un blackout vegetativo e molte coltivazioni hanno reso enormemente meno. La siccità è la punta dell’iceberg della protesta degli agricoltori in Sicilia e sta mettendo in ombra i problemi veri per i quali era iniziata la mobilitazione”.
Quali sono i problemi annosi?
“Il principale è la crisi dei mercati dovuta all’importazione dai Paesi terzi, che non rispettano le nostre regole e non sono gravate dai nostri costi del lavoro e di produzione. Noi non possiamo competere in questo modo e siamo sempre in perdita. Abbiamo aderito ai tavoli tecnici dell’assessorato regionale, avevamo chiesto tavoli istituzionalizzati e permanenti, in funzione delle nostre istanze ed è stato fatto ben poco”
Cosa è stato fatto concretamente?
“Soprattutto sul piano della siccità, grazie all’assessore Sammartino avevamo iniziato trattative che dovevano portare a dei benefici. Ma queste procedure si sono arenate dopo i fatti giudiziairi che lo hanno coinvolto e da due mesi non vediamo alcun provvedimento, né soluzione”.
Cosa ha prodotto, dal punto di vista pratico, fino a questo momento l’Assemblea regionale siciliana?
“Un contenitore da 10 mln di euro per la crisi zootecnica, ma erano cose che avevamo ottenuto già durante il confronto e i tavoli tecnici”.
Sono sufficienti questi fondi?
“No, assolutamente, si parla di più di due miliardi di euro di danni. E con lo stato di emergenza nazionale il governo ha stanziato solo 20 milioni di euro per l’acqua potabile e non per l’agricoltura. Hanno annunciato finanziamenti per le dighe a media e lunga scadenza e non ci sono soluzioni concrete nell’immediatezza”.
Cosa avete proposto?
“Innanzitutto la requisizione dei pozzi disponibili, ma ancora oggi aspettiamo un provvedimento in questa direzione. Oggi è tutto fermo, gli animali li stiamo svendendo, le aziende sono senza acqua e senza foraggi. Si sta mietendo il grano in perdita, in alcune zone non è cresciuto”.
E gli agrumi?
“Sono rimasti piccoli, gli ortaggi hanno subìto danni che già ad aprile conoscevamo, con una perdita del 50%. Le aziende che dipendono dalle dighe sono chiuse. Le produzioni primaverili non ci sono per mancanza d’acqua”.
Cosa chiedete al governo Schifani?
“Che venga subito designato l’assessore di riferimento, che si apra subito un confronto col governo nazionale per degli aiuti immediati, in termini di risorse economiche per le aziende in perdita: devono essere condonati tutti gli oneri fiscali”.
Le cabine di regia?
“Tutte qiueste cabine di regia ad oggi non hanno prodotto alcunché, sia a livello regionale che nazionale”.
E i 10 milioni sono arrivati?
“C’è un provvedimento, ma manca il decreto attuativo. Si parlava di un pagamento in funzione dei danni. Si tratta di poche decine di migliaia euro, soldi che possono servire per una settimana.
Sono provvedimenti che avevamo ottenuto con i tavoli istituziuonali, Coldiretti non ha fatto alcunché di nuovo. Chiediamo un serio e costante impegno. L’agricoltura è destinata a morire così”.