PALERMO – Sono sempre gravissime le condizioni di Kamel Zaouai, 57 anni, e della figlia Oumaima, di 19, di origini tunisine, rimasti gravemente ustionati nell’incendio della loro abitazione a Vittoria appiccato mercoledì notte dal figlio dell’uomo.
La strage di fuoco
Nel rogo sono morti la moglie dell’uomo Mariam, di 55 anni, e la figlia maggiore Saleh, di 34. Il responsabile della tragedia avvenuta al culmine di una lite familiare, un giovane trentenne con problemi psichici, è stato fermato dalla polizia alla stazione degli autobus mentre stava per darsi alla fuga. Deve rispondere di omicidio plurimo e tentato omicidio.
La famiglia Zaouai da diverso tempo è residente a Vittoria, dove Kamel lavora in un’azienda agricola. L’uomo è ricoverato in terapia intensiva all’ospedale Civico di Palermo con ustioni sul 40% del corpo; ancora più gravi le condizioni della figlia, che è al Cannizzaro di Catania. La mamma e la sorella maggiore della ragazza sono morte ieri, subito dopo il ricovero in ospedale.
Le testimonianze
Voleva uccidere, il trentenne che a Vittoria ha appiccato il fuoco alla casa della sua famiglia, lo ha fatto con fredda e lucida determinazione. Quando le sorelle sono uscite di casa, fuggendo e gridando, ormai avvolte dalle fiamme, lui ha continuato a inseguirle. Con una torcia rudimentale in mano per cercare di colpirle ancora, per cercare di aggiungere ancora fuoco a quel fuoco che ormai le stava divorando.
Il racconto dei vicini è agghiacciante
Tutti hanno assistito alla tragedia che si è consumata mercoledì notte. Svegliati, intorno alle 2,30, dalle urla disumane. “Correvano nella piazza ed erano irriconoscibili – racconta una donna – erano delle torce umane che urlavano e chiedevano aiuto. Alcune persone sono scese in strada con le coperte per avvolgerle e spegnere le fiamme. Una coperta poi è rimasta attaccata al corpo”.
“Dei giovani tunisini, con coraggio – continua la donna -, sono entrati in casa tra le fiamme e hanno tirato fuori la madre, ormai irriconoscibile e l’hanno adagiata a terra. I soccorsi sono arrivati quasi subito. Ma nessuno di loro si era salvato dalle fiamme”. Il trentenne aveva anche tagliato le ruote delle macchine di famiglia. Sameh, la sorella maggiore, aveva acquistato una seconda vettura con i soldi guadagnati con il suo lavoro. Era dipendente di una grossa azienda agricola della zona, lavorava in sala innesti. Era conosciuta e stimata, un rapporto speciale con la madre e con le sorelle. La famiglia Zaouali viveva lì da molto tempo.
“Erano persone speciali, serene, tranquille – raccontano ancora i vicini – tutti li stimavano, le figlie avevano studiato, con ottimi risultati. Una delle sorelle stava frequentando l’università, altra avrebbe affrontato tra qualche giorno la maturità. Sapevamo però che c’erano problemi. L’unico maschio della famiglia aveva avuto degli anni difficili. Da piccolo era come gli altri, un bambino vivace e sorridente, che giocava con gli altri. Poi qualcosa era cambiato. Talvolta era agli arresti domiciliari.
Il profilo dell’arrestato
Spesso urlava e maltrattava la sua famiglia, era violento. Lo avevano denunciato più volte, non è servito a nulla, non è bastato”. Dopo la tragedia l’uomo si è allontanato. È stato rintracciato dopo qualche ora grazie alle immagini delle telecamere della zona e al racconto di chi lo aveva visto e ha detto dove era diretto. Sembra che stesse progettando di fuggire, di lasciare Vittoria.
Cosciente del fatto che non avrebbe avuto scampo. Condotto in commissariato è stato interrogato a lungo. In serata è stato emesso il fermo. Le accuse per lui saranno pesantissime: omicidio volontario premeditato aggravato dalla crudeltà e dal vincolo familiare, tentato omicidio.