Kalat, l'incendio e le indagini: l'ombra della matrice dolosa

Kalat ambiente, l’incendio e le indagini: l’ombra della matrice dolosa

Acquisiti alcuni filmati. La rabbia dei sindaci

CATANIA – Che possa essersi trattato di un incendio doloso, non ci sono (ancora) le prove. Ma che la mano dolosa e chirurgica della malavita organizzata possa avere colpito ancora, è più di una semplice supposizione.

Quello che è certo è che l’incendio che lo scorso lunedì sera è esploso nell’area di compostaggio di Kalat ambiente in territorio di Grammichele, non può essere derubricato alla voce “fatalità” o “incidente”. 

Un impianto pubblico: il grido dei sindaci

“Quattro incendi in sette anni sono troppi per essere delle coincidenze, lo Stato e la Regione debbono mettere in campo una azione esemplare in difesa dell’unico impianto pubblico di trattamento dei rifiuti, la sicurezza è la precondizione necessaria per assicurarne la ripartenza e garantire l’indotto occupazionale”, ci dice il primo cittadino di Mineo Giuseppe Mistretta.

Sindaci del territorio che nelle scorse ore hanno ufficialmente preso una posizione: “Quella del Calatino è un’esperienza di grande valenza in Sicilia. Bisogna evitare a ogni costo che venga messa irrimediabilmente in ginocchio dal ripetersi di roghi inquietanti che colpiscono l’unico impianto pubblico che nell’Isola si occupa della lavorazione e dello smaltimento dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata”, hanno scritto in una nota congiunta.

Le indagini e la ripresa

Già questa mattina, l’impianto ferito dal rogo riprenderà lentamente a funzionare. Una struttura, come detto, che è sganciata dall’interesse privato e che per questi motivi rischia quasi di essere da intralcio.

Nel frattempo, le indagini su quanto è accaduto tre sere fa proseguono. Si attende la relazione completa dei Vigili del fuoco per leggere in modo completo i fatti. Intanto, nella giornata di ieri i carabinieri hanno preso in consegna i filmati delle telecamere a circuito chiuso presenti nell’impianto e nell’area circostante. 

“I continui incendi, di presumibile origine dolosa, subiti dall’impianto pubblico di recupero e riciclo dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata di Kalat Impianti sono più che segnali inquietanti. Si tratta di una chiara strategia per cancellare una delle migliori esperienze di gestione pubblica del ciclo integrato dei rifiuti nella nostra regione. Legambiente Sicilia e il circolo Il Cigno di Caltagirone esprimono solidarietà alla dirigenza e ai lavoratori di Kalat Impianti, messi in cassa integrazione dopo l’incendio del 2021″. 

A dirlo è Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia, ricordando che “quello di Kalat Impianti è l’ultimo impianto a servizio della raccolta differenziata e del riciclo, interamente finanziato e realizzato con fondi pubblici, ormai nel lontano 2005”. “Dopo circa 20 anni, nessun altro impianto pubblico per il riciclo è stato finanziato e realizzato, nonostante decine di annunci”, denunciano da Legambiente Sicilia.

Soldi stanziati ma manca il decreto

Si torna, allora, nuovamente al punto di partenza. Nel frattempo, sul destino di Kalat pende da una parte il futuro di circa 40 lavoratori che alla data cerchiata in rosso sul calendario del prossimo 31 dicembre rischiano il licenziamento. Dall’altra l’impiego di 13 milioni di euro stanziati dalla Regione ma non ancora fruibili. Il motivo? Manca ancora il decreto di finanziamento. 

Nel frattempo, tutto rischia di continuare anche metaforicamente a bruciare.


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