PALERMO – È come se fosse rimasto in un limbo. Ora per Vincenzo Palumbo, palermitano di 62 anni, la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo ha respinto la richiesta di applicazione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno.
Nel luglio 2021 Palumbo fu arrestato in un blitz anti droga. Un gruppo di pregiudicati vicini alle cosche mafiose faceva arrivare la cocaina in Sicilia dal Lazio, dalla Campania e dalla Calabria. Dietro c’era la regia dei boss di Partinico, tra cui alcuni componenti della famiglia Vitale. Gli indagati erano più di ottanta.
La stragrande maggioranza è stata condannata nei processi già celebrati in abbreviato e in ordinario. La posizione di Palumbo risulta ancora ferma alla fase delle indagini preliminari. Non è stata cioè esercitata l’azione penale.
Palumbo era finito in carcere, ma il Tribunale del Riesame aveva revocato la misura disponendo l’obbligo di dimora a Borgetto. In seguito, su richiesta dello stesso pubblico ministero, anche questa misura era stata revocata. Non c’erano più esigenze cautelari.
A gennaio la richiesta della Procura di applicare a Palumbo la sorveglianza speciale. I fatti sono gli stessi di allora. Il Tribunale presieduto da Vincenzo Liotta l’ha respinta, così come chiesto dall’avvocato della difesa, Igor Runfola: non è stata accertata l’attualità della pericolosità sociale, presupposto fissato dalla Corte costituzionale.
Gli episodi di cui si parla risalgono al 2019. Il Tribunale “aveva escluso la partecipazione all’associazione, essendo il suo ruolo limitato all’attività di intermediazione occasionale”.
Gli veniva contestato il ruolo di intermediario per l’acquisto di hashish e marijuana. Una contestazione nella fase inziale dell’indagine che però non è sfociata in alcun processo.