Milioni di milioni di modi ci sono per dividersi a Palermo. E se ne trovano, con tenace pervicacia, sempre di nuovi: tanto da pensare che, in fondo, al confronto, tra i guelfi e ghibellini fu un incontro da bocciofila, mentre tra i Capuleti e i Montecchi si trattò di una amichevole del dopolavoro, con una birretta in palio.
Prendiamo per esempio l’arancina. La prima disfida s’impone con coloro che, da un’altra parte, la chiamano arancino (ovviamente, sbagliando). Ma poi c’è il derby interno tra accarnisti e abburristi.
L’accarnista guata con sospetto l’abburrista, considerandolo un chiodo torto, una malevola eccezione. L’abburrista sbircia con rancore l’accarnista, esprimendo già col volto, se mai si incontrassero ai tavolini di un bar, una incalcolabile distanza.
Appare, dunque, logico che, nella domenica della maratona ci si coaguli in fazioni, nel perenne schema del ‘noi contro di loro’.
Non ci riferiamo alle osservazioni pertinenti, come quella di Luigi, che chiedono una assidua attenzione nei confronti più fragili. Pensiamo, piuttosto, a falangi social che, perfino dopo la fine della manifestazione, continuano a incrociare lame, per fortuna, metaforiche.
Ci sono i Puristi Irriducibili. Non si accontentano di raccontare e vivere una bellissima e utile (lo sottolineiamo) manifestazione. No. Devono, per forza, lanciare una sorta di anatema pure (sono puristi) contro chi coltivi una infinitesimale forma di interrogativo rispetto ai disagi.
E si esprimono con stilemi riconoscibili: chi non sta con noi è brutto, cattivo, nonché colluso con la lobby del tubo di scappamento. Ah, certo: panormosauro…
Ma ecco che irrompono, con trombe e tamburini, I Polemici Inflessibili che – si capisce, pure se si camuffano – odiano ciò che non si muove sulle quattro ruote. Per cui considerano la Maratona una celebrazione eretica.
Ci sarebbero pure i moderati (fate le maratone, organizzandole al meglio). Tuttavia, la moderazione, sui social, non passa e non conta. Palermo deve sempre dividersi.
E così a noi, cioè, a tutti gli altri, non resta che consolarci di tante (troppe) visioni contundenti, mentre prendiamo il fresco al tavolino di un bar… Gentilmente, una arancina accarne e una abburro, per non scontentare nessuno. Di questi tempi non si sa mai.