PALERMO – Non c’è alcuna revisione criticata del suo passato mafioso, né un’assunzione di responsabilità per i delitti che ha commesso. Probabilmente il boss Domenico Raccuglia ha provato a bluffare per convincere i giudici a non rinnovargli il 41 bis.
La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Il boss di Altofonte, 60 anni, resta detenuto al carcere duro a Spoleto.
Il boss Raccuglia fa ancora parte di Cosa Nostra
Il Tribunale di Sorveglianza di Roma prima e i supremi giudici dopo non hanno dubbi: Raccuglia fa attualmente parte di Cosa Nostra, la cosca da lui guidata è attiva (lo dimostrano l’arresto nel 2017 e la successiva condanna del fratello Salvatore) e i suoi collegamenti con essa non sono venuti meno. Solo il 41 bis può recidere rischiosi contatti fra il capomafia e il mondo esterno.
La difesa: “Revisione critica del passato”
La difesa sosteneva il contrario, ritenendo che il Tribunale di Sorveglianza di Roma avesse omesso di valutare l’avvio di una revisione critica da parte del detenuto. Una revisione a cui si faceva riferimento in un’ordinanza di febbraio 2023 con la quale un altro Tribunale di Sorveglianza, quello di Udine (allora Raccuglia era detenuto a Tolmezzo), aveva riconosciuto la liberazione anticipata.
Al condannato che si comporta bene in carcere e partecipa “all’opera di rieducazione” viene concessa una detrazione di quarantacinque giorni per ogni singolo semestre di pena scontata. La disposizione si applica anche agli ergastolani che però sono condannati al fine pena mai.
Nel loro caso possono sperare nei permessi premio o nella semilibertà. Probabilmente è a questo che puntava Raccuglia, detenuto dal 2009 quando la sua latitanza finì in una casa a Calatafimi, in provincia di Trapani.
“Nessuna dissociazione”
La Cassazione, bocciando il ricorso, sottolinea che il boss soprannominato “il veterinario” si è solo comportato bene in carcere, ma nulla fa pensare a una sua dissociazione dall’organizzazione mafiosa. Al contrario tra il 2019 e il 2021 nella corrispondenza con la moglie sono state trovare “frasi criptiche”.
Decisiva è una relazione del carcere di Spoleto del maggio scorso in cui viene sottolineata “l’omessa assunzione di responsabilità e la mancanza di una revisione critica” del passato. Mimmo Raccuglia è e resta al carcere duro.