PALERMO – Il Partito democratico deve “ritornare a fare vera opposizione all’Ars” provando anche a ricostruire il rapporto con la base, anche in vista del congresso regionale. La ricetta per un Pd che ha ancora qualche mese di tempo davanti a sé prima della battaglia sul prossimo segretario arriva dalla vecchia guardia. Ex deputati ed esponenti storici che in Sicilia hanno dato il loro contributo alla nascita e allo sviluppo dei dem analizzano la situazione attuale e non mancano critiche all’attuale gruppo dirigente.
“Il Partito democratico cambi rotta”
Il più esplicito è Enzo Bianco, ex ministro dell’Interno e uomo che ha incarnato il centrosinistra a Catania negli ultimi 35 anni. “Il Pd deve avere il coraggio di cambiare radicalmente una rotta che negli ultimi anni è stata sbagliata. Un percorso che non ha portato consenso e che si è contraddistinto per una insufficiente presenza politica”.
Parole che pesano quelle del tre volte sindaco di Catania che fu anche uno dei quattro firmatari dell’atto costitutivo del Partito democratico. “A Catania la nostra opposizione alla giunta Trantino non è incisiva e lo stesso accade all’Ars”. Secondo Bianco “di fronte ai disastri e agli scontri della destra, il Pd siciliano è introiettato in se stesso e ha dato la sensazione di essere più impegnato nella ricerca di spazi di governo che nel fare opposizione”.
Frasi che portano dritto al bersaglio grosso, l’attuale segretario Anthony Barbagallo: “Il Pd oggi è in mano a correnti e correntine e lui è stato a capo di una di queste. Le condizioni per cambiare rotta ci sono ma bisogna avere il coraggio di chiudere questa pagina”.
“Correnti al bando”, “spazio a giovani e donne” e “opposizione più netta all’Ars”, sono le premesse che portano Bianco a suggerire il “passo indietro” di Barbagallo a favore di una “intesa unitaria” per il prossimo congresso. “Un modo per coinvolgere tutte le anime che tanti anni fa diedero vita al Pd”, dice.
“Roma stia più attenta alla Sicilia”
Anche Giovanni Panepinto, che ha trascorso tre legislature tra i banchi dell’Assemblea regionale, sottolinea con la penna rossa l’atteggiamento del gruppo parlamentare dem a Palazzo dei Normanni, guidato da un altro agrigentino, Michele Catanzaro. “In Sicilia il Pd viene visto come il partito che alla fine trova sempre un accordo con la maggioranza – evidenzia l’ex diessino -. Non voglio fare facili moralismi ma leggere di prezziari per i deputati di maggioranza e di opposizione in fase di approvazione della Finanziaria fa un po’ effetto e devo ammettere che non noto tutta questa grande opposizione da parte del Pd all’Ars, quando invece servirebbe un vero scontro”.
L’ex deputato agrigentino, oggi comunque componente della Direzione regionale, allarga poi il campo visivo del suo periscopio sul panorama dem: “Il Pd deve capire quali categorie sociali vuole rappresentare oggi, davanti a una Sicilia nella quale cresce il distacco dalla politica e aumentano le partenze dei giovani. Serve andare al di là degli slogan, non basta dire che vuoi tutelare la sanità se poi in concreto non fai nulla contro il numero chiuso nelle università”.
Elogi per Elly Schlein (“su alcuni temi, come i diritti, ha dimostrato di sapere essere concreta”), tuttavia Panepinto chiede “più attenzione” per la Sicilia da parte del Nazareno. “Il dato del Pd delle Europee, del resto, evidenzia una differenza tra la Sicilia e il resto del Paese”. E infine l’affondo: “Non possiamo essere la costola di un centro moderato, con dirigenti che non provengono dalla sinistra”.
“Il Partito democratico faccia opposizione”
Dall’agrigentino Panepinto al nisseno Lillo Speziale, anche lui proveniente dai Ds e per cinque volte deputato all’Ars, le critiche agli attuali vertici dem non cambiano. “Quale strada seguire per far crescere l’appeal del Pd? Intanto bisognerebbe fare opposizione – taglia corto -. Penso ad una azione di contrasto non su singoli provvedimenti ma qualcosa di più ampio che dia agli elettori l’idea della Sicilia che vogliamo”.
L’analisi di Speziale parte da un assunto: “La stragrande maggioranza dei siciliani non va più a votare e in questa fetta di popolazione ci sono molti che si riconoscono nella sinistra ma non votano per il Pd. Il dato – analizza Speziale – è evidente se si guarda allo scarto tra il risultato del partito in Italia e quello raggiunto in Sicilia alle Europee”.
Secondo l’ex deputato nisseno, anche lui ad oggi componente della direzione regionale del Pd, “sembra che la forza del partito si fermi davanti alle sponde dello Stretto. La media a livello nazionale dice che siamo tra i primi, mentre nell’Isola scendiamo al quarto posto. Tutto questo – ancora Speziale – pone un problema di responsabilità sia del gruppo dirigente regionale che di quello nazionale”.
In un ideale ping-pong tra ex Ds ed ex Margherita toccherebbe a Sergio D’Antoni, che del Partito democratico fu deputato alla Camera, ma l’ex segretario nazionale della Cisl, e oggi presidente del Coni Sicilia, dribbla le domande e si limita a poche parole di circostanza: “Continuo a votare Pd”.
“Il congresso non sarà risolutivo”
L’area cattolica che diede poi vita ai democratici conta però un altro big di un tempo, Luigi Cocilovo. L’ex Ppi, che con D’Antoni condivise non solo la militanza nella Cisl ma anche la scelta politica di Democrazia europea, analizza così il momento in casa dem: “Nella società siciliana c’è stanchezza e sfiducia, elementi che coinvolgono anche (ma non solo) il Pd“.
Per Cocilovo – che nel 2003, n piena era berlusconiana, guidò una coalizione progressista per le elezioni provinciali di Palermo subendo la sconfitta con Francesco Musotto – il congresso non sarà la soluzione dei mali del Pd. “I congressi non sono risolutivi, appartengono alle dinamiche interne di un partito. I dem subiscono la generale crisi di partecipazione che riguarda la politica”.
La ricetta dell’ex sindacalista della Cisl va controcorrente: “La gente è stanca di essere chiamata ad esprimersi su piattaforme già costituite con un sì o con un no, bisogna coinvolgere la base che deve potere indicare gli obiettivi più significativi di un programma“.
“Partecipazione”, quindi, quasi nel solco del Movimento cinque stelle: “Sotto il profilo della metodologia e dell’approccio con la base trovo alcuni aspetti del M5s decisamente convincenti – ammette Cocilovo -. Si tratta di invertire la rotta: non più la ricerca del consenso su proposte prestabilite ma impegno diretto degli elettori nella creazione di una proposta”.
“Massima condivisione contro la destra”
Tra le voci della sinistra Pd, infine, anche quella di Franco Ribaudo, ex deputato alla Camera e oggi alla sua terza esperienza da sindaco di Marineo, piccolo centro del Palermitano. “Dobbiamo costruire l’alternativa a questa destra puntando su 4-5 punti, tra i quali ambiente e servizi ai cittadini”, dice.
Ribaudo indica anche la strada da seguire sulle alleanze: “Massima apertura a tutte le forze alternative a questa destra che governa la Regione mettendo in campo investimenti ma senza un progetto organico in grado di dare vita a un sistema economico duraturo per l’Isola”. Un Pd, quindi, che non perda l’ambizione “a governare, altrimenti – evidenzia Ribaudo – non c’è credibilità nell’azione politica”. L’asse preferito dovrà essere quello con i Cinquestelle, “che non possono ripetere gli errori del passato”.