Palermo, il cuore di Sofia salva un giovane siciliano

Palermo, il cuore della quindicenne Sofia salva un giovane siciliano

Dopo il tragico incidente a Pescara, il gesto d'amore dei genitori

PALERMO – L’unica speranza era un trapianto di cuore. A salvare un giovane siciliano, che era stato ricoverato d’urgenza a Palermo, è stata Sofia, la quindicenne investita e uccisa da un suv a Pescara, dopo essere uscita da scuola. I suoi genitori, nonostante la tragedia e l’immenso dolore, hanno dato il consenso per l’espianto degli organi: cuore, fegato, reni e cornee permetteranno di salvare la vita a cinque persone.

“Da un momento tragico può rifiorire la vita”

“La donazione è uno scacco matto alla morte – dice il dottore Giorgio Battaglia, coordinatore del Centro regionale trapianti Sicilia – e questo caso è un esempio di come, da un momento tragico, possa rifiorire la vita. Il paziente in questione era in estrema emergenza, ma è stato salvato dal cuore arrivato dall’Abruzzo”.

“I genitori della ragazza hanno fatto una scelta esemplare, ridando speranza a cinque persone. Tutti possiamo sconfiggere la morte e prolungare la vita se comprendiamo quanto importante sia la donazione. In Sicilia si tratta di un concetto che si sta man mano diffondendo: i “no” agli espianti erano arrivati negli scorsi anni al cinquanta per cento, ma adesso sono al trenta”, precisa Battaglia.

Il comune più generoso d’Italia è in Sicilia

“Un grande passo avanti per la nostra regione – prosegue il coordinatore del Crt – dove quest’anno sono stati eseguiti 260 trapianti, con un numero record di quelli di fegato, che a fine anno saranno cento”. E proprio in Sicilia c’è il comune più “generoso” d’Italia, Geraci Siculo, paese sulle Madonie in cui il 90 per cento dei residenti ha dato il consenso alla donazione degli organi sulla carta d’identità, secondo i dati del Ministero della Salute.

“Un record che ci dà tante speranze – commenta Battaglia – e che ci dice che la cultura sta finalmente cambiando. La sensibilizzazione è fondamentale, tutti possiamo lottare per la vita ogni giorno e non soltanto come medici, ma come padri, madri, sorelle e fratelli: se c’è un momento in cui la possiamo regalare al prossimo, è quello in cui doniamo e decidiamo di prolungare la nostra permanenza su questa Terra. I genitori di Sofia hanno permesso proprio tutto questo“.


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