BUTERA (Caltanissetta) – Butera, cinque mila anime in tutto. Si conoscono tutti e tutti sanno tutto di tutti. O quasi. Perché quando accenni a qualche anziano che passeggia nella piazza del paesino (di giovani ce ne sono davvero pochi e la mattina frequentano le scuole di Gela) della vicenda sullo stupro di cui è rimasta vittima una giovane quattordicenne, nel cortile di una Chiesa del luogo, in dialetto buterese ti riferiscono che hanno sentito la vicenda dai giornali e sono soddisfatti del fatto che la Polizia abbia acciuffato i due ‘disgraziati’, come qualcuno dice. I fatti risalgono al Marzo 2011, la vittima ha invece trovato le forze ed il coraggio per denunciare i suoi aguzzini lo scorso Giugno; la Polizia, invece, li ha bloccati la scorsa settimana, dopo accurate e mirate indagini. E a Butera, negli ultimi tempi, non si parla d’altro. Tutti vogliono capire e conoscere il nome della vittima. Qualcuno dice che si tratti di una ragazzina extracomunitaria, ora ricoverata in una casa famiglia. Qualcun’altro più saggio, non azzarda nessuna ipotesi e si limita ad elogiare il lavoro delle forze dell’ordine che sono riuscite ad assicurare alla giustizia due giovanissimi, all’epoca dei fatti entrambi minorenni, che hanno prima attirato, poi fatto ubriacare ed infine abusato di una coetanea ignorando le suppliche di pietà e tappandole la bocca con forza perché la smettesse di urlare.
Il problema sicurezza torna quindi in tutta la sua gravità per gli abitanti del paesino di San Rocco ancora sotto shock per quello che è accaduto. Loro, abituati a non avere poi tanto a che fare con le forze dell’ordine perché assuefatti alla tranquillità e dalla quotidianità tipica dei piccoli borghi, se non per qualche furto, ma nelle zone rurali. “Sono una comunità unita – racconta il Tenente Colonnello Alessandro Magro del Reparto della locale stazione collegata al Reparto Territoriale della vicina Gela. Ricordo quando alcuni albanesi terrorizzavano gli anziani svaligiando loro gli appartamenti, portando via oro e denaro. La comunità era in fibrillazione, oltreché preoccupata. Ma fu proprio grazie all’intervento di alcuni abitanti che riuscimmo ad identificare il gruppo di malviventi ed assicurarli alla giustizia. A Butera – spiega – c’è un presidio che i militari gestiscono ordinariamente e senza troppe difficoltà, rispetto ai fatti di normale amministrazione che si verificano. Nonostante tutto, l’intervento e la nostra attenzione in tema di sicurezza urbana non calano ed infatti, abbiamo aumentato il numero del personale in servizio nella cittadina. Non abbassiamo la guardia consapevoli che sono proprio questi piccoli borghi che potrebbero essere calamite per i malviventi”.
Di disagio giovanile, più in generale, parla Padre Aldo Contraffatto, della Chiesa Maria Ausiliatrice di Piano della Fiera, la parte alta della cittadina che lancia un appello perché “si percepisca la gravità del problema e le agenzie educative del luogo si mobilitino per aiutare la comunità in una politica di crescita civile”. “Più che interrogarsi sulle motivazioni su quanto accaduto, ci si interroga su chi sia la ragazza violentata o chi siano gli aggressori. E’ invece necessario riscoprire il senso della responsabilità da parte dei servizi sociali, della scuola, della famiglia. Istituzioni che non sono più coinvolte in prima persona e che fanno abbassare il livello di decenza. Sto pensando di rivolgermi ufficialmente alle forze dell’ordine per denunciare questo stato di degrado tra la nostra gioventù, vittima di un decadimento morale di cui sono responsabili gli enti educativi, compresa la Chiesa”.