PALERMO – “Sulla vicenda degli uffici di Bruxelles c’è molta miopia”. Il presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, che all’indomani dell’approvazione della Finanziaria aveva accusato il Parlamento regionale di aver “ascoltato gli umori e le questue della piazza assistita”, sulla ricostituzione dello staff “europeo” non ha dubbi: “Va rafforzato, così come stanno facendo tutti gli organismi privati e pubblici. La partita si gioca lì, e chi non lo capisce è miope”.
Crocetta ha deciso di far risorgere l’Ufficio di Rue Belliard, viale a pochi passi dal Parlamento europeo, annunciando che presto potrà contare su un massimo di 16 dipendenti di cui 8 esterni. Significa, neanche a dirlo, continuare a fare crescere le spese della Regione…
“Allora le dico una cosa: si risparmi sull’ufficio di rappresentanza di Roma. Capisco che una sede nella Capitale occorre per motivi istituzionali, ma si riduca all’essenziale. E quello che si risparmia, si investa su Bruxelles, vero nodo strategico perché la Sicilia non resti fuori dalla partita dei fondi europei. Se dobbiamo parlare di rilancio dell’economia, di pianificazione degli investimenti e di sostegno alle imprese, non possiamo trascurare, come invece è stato fatto finora, il rapporto con l’Europa”.
Un ufficio, quindi, che faccia quasi da presidio “militare”?
“Un ufficio che, alla fine dei conti, dovrà dimostrare di essere stato non un costo ma una opportunità. D’altronde, non a caso, anche Confindustria ha rafforzato le proprie risorse umane e finanziarie a Bruxelles. Lo ripeto, la partita si gioca lì. Ma le dirò di più: occorrerebbe una sede anche a Milano”.
Un nuovo ufficio della Regione a Milano?
“Proprio così, perché è il cuore pulsante dell’economia nazionale… basterebbe anche una sola stanza”.
Tradotto significa però ulteriori costi…
“Non bisogna scandalizzarsi. Da imprenditore le dico che ci sono settori sui quali bisogna investire per avere poi un ritorno”.
E su cos’altro ritiene si dovrebbe investire?
“Sicuramente sulla comunicazione. Perché è inutile fare, se poi non si fa sapere. Bisogna comunicare i punti di forza dell’Isola, farli conoscere. Solo così si può pensare di tornare ad essere competitivi”.
Dopo l’approvazione della Finanziaria, Confindustria è stata molto dura con il Parlamento. Avete parlato di “questua” e di “piazza assistita”.
“Ci saremmo aspettati un cambiamento di rotta che non c’è stato. Ma noi siamo disponibili al confronto. E, come abbiamo già detto, siamo pronti a lavorare seriamente, con il Governo prima e con le Commissioni legislative poi, per affrontare i nodi strutturali della Regione e pensare a costruire il futuro”.
Come?
“Lo diciamo da qualche mese. Con una Legge per lo sviluppo della Sicilia coinvolgendo le associazioni di categoria e i sindacati che costituisca lo strumento per dotarsi di un ‘Piano Industriale’ che ci consenta da qui ai prossimi 5 anni di uscire dal tunnel investendo su settori considerati potenzialmente trainanti: turismo e beni culturali, agroalimentare, infrastrutture, energia. Vera fiera, quest’ultima, delle opportunità perdute”.