Sicilia, si avvicina la riforma dei dirigenti regionali: tutte le novità

Regione, primo sì alla riforma della dirigenza: c’è la fascia unica

Abbate: "Meritocrazia e competenze"

PALERMO – Primo sì alla riforma della dirigenza alla Regione Siciliana, dove presto arriverà una realtà che è consuetudine in tutte le altre regioni italiane: la fascia unica degli alti burocrati. La commissione Affari istituzionali, presieduta da Ignazio Abbate, ha approvato il ddl che prevede anche nuove regole per l’accesso al ruolo: tra queste anche il ricorso a concorsi pubblici aperti a tutti.

Abbate: “Meritocrazia e competenze”

Il ddl è stato frutto di un’ampia concertazione tra Giunta, assessorato per le Autonomie locali e la funzione pubblica, organizzazioni sindacali e Assemblea regionale. “Si punta su meritocrazia e competenze”, spiega Abbate, che è anche relatore del testo. La riforma aveva già subito un rallentamento a gennaio, con il rischio del voto segreto che incombeva sull’Aula.

La riforma dei dirigenti regionali

Il primo punto del disegno di legge sui dirigenti regionali, che ora passa in Aula per la definitiva approvazione, stabilisce l’organizzazione della dirigenza in un’unica qualifica. “Questo cambiamento – sottolinea Abbate – mira a razionalizzare la struttura amministrativa, superando la frammentazione e semplificando i percorsi di carriera. Sarà poi compito della Giunta, su proposta dell’assessore, articolare questo ruolo unico in aree di competenza, definendo in modo chiaro i settori di responsabilità. L’accesso alla qualifica dirigenziale avverrà esclusivamente per concorso pubblico”.

Abbate poi prosegue: “Questa scelta rappresenta un netto cambio di passo verso la trasparenza, consentendo a chiunque di poter ambire ad un ruolo così importante. Una precisa scelta operata dal sottoscritto e dai membri della prima commissione”. Per partecipare, i candidati dovranno essere in possesso di una laurea specialistica o magistrale, oppure di un master di secondo livello o di un dottorato o ancora di un diploma di specializzazione in materie legate allo studio e al funzionamento della Pubblica Amministrazione.

Ignazio Abbate
Ignazio Abbate (Dc)

Dirigenti regionali, i requisiti

Bisognerà inoltre possedere uno dei requisiti pensati per garantire esperienza e competenza: esperienza interna, almeno cinque anni di servizio nell’area immediatamente inferiore a quella dirigenziale per i dipendenti di ruolo delle pubbliche amministrazioni che si riducono a tre anni in caso di dottorato o master di secondo livello; esperienza esterna, almeno due anni di funzioni dirigenziali in enti o strutture pubbliche non strettamente comprese nel perimetro della pubblica amministrazione oppure cinque anni di incarichi dirigenziali in amministrazioni pubbliche o enti locali.

Oltre al concorso tradizionale, le nuove norme introducono la possibilità di accesso tramite corso-concorso selettivo di formazione. “Questa modalità – specifica il deputato della Dc – è aperta a laureati e dipendenti pubblici con almeno cinque anni di servizio in posizioni che richiedono la laurea. Il percorso prevede una fase di formazione intensiva, della durata massima di un anno, che culminerà con un esame finale. L’obiettivo è formare una nuova generazione di dirigenti, preparati non solo sul piano teorico, ma anche pratico, grazie a un periodo di applicazione all’interno dell’amministrazione regionale”.

Le riserve nei concorsi

Per bilanciare la necessità di nuove competenze con la valorizzazione del personale già in servizio, le nuove norme prevedono quote di riserva nei concorsi. La quota interna prescrive una riserva non superiore al 30% dei posti destinata al personale regionale con almeno cinque anni di servizio nell’area inferiore a quella dirigenziale. C’è poi una quota per incarichi specifici: una riserva, non superiore al 15%, per chi ha già ricoperto incarichi dirigenziali a tempo determinato. “Queste riserve non intaccano la percentuale di posti destinati all’accesso dall’esterno, che rimane non inferiore al 50%, garantendo così un costante afflusso di nuove professionalità e un ricambio generazionale all’interno dell’amministrazione”, conclude Abbate.


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